di Alessandro Nardone – Cinque minuti. Possono essere niente o possono rivoluzionare tutto. Facevo questa riflessione l’altro giorno, guardando uno spot virale su Youtube: pensateci, quante volte vi è capitato di desiderare i fatidici “ancora cinque minuti”? Certamente moltissime.
E scommetto che, la maggior parte di quelle volte, il desiderio è scattato nel preciso istante in cui realizzavate che, ciò che stavate vivendo in quell’istante, stava per finire. Insomma, quei cinque minuti sono l’illusione attraverso la quale tentiamo di dire a noi stessi che abbiamo la facoltà di prolungare un momento piacevole, pur nella consapevolezza che di lì a poco dovrà necessariamente esaurirsi.
Penso ad una bella passeggiata in riva all’oceano all’ora del tramonto, a quell’ultimo bacio che vorremmo dare alla persona amata prima che si addormenti, a tutte quelle volte che avremmo potuto dirle “ti amo” e non l’abbiamo fatto perché andavamo di fretta, alle notti passate in bianco per dare forma ad una bella idea arrivata all’improvviso oppure, più banalmente, alla sveglia che suona di primo mattino, quando fuori è ancora buio.
Ma non solo perché, gli “ancora cinque minuti”, potrebbero anche rappresentare il lasso di tempo durante il quale abbiamo la lucidità e la convinzione necessari per afferrare l’attimo e farlo nostro. Come?
Prendendo una decisione importante o trovando il coraggio di fare una dichiarazione d’amore, ad esempio; sono molti i casi in cui cinque minuti sono stati sufficienti per scatenare una rivoluzione, cominciare un’opera d’arte, comporre una splendida canzone o per scrivere un articolo di giornale. Ergo, cinque minuti possono essere minuti semplici e sbiaditi, come tanti, oppure i cinque minuti che ricorderemo per sempre. Dipende da noi.