“Ci sei o ci fake?” così titola Dagospia, uno dei pochi siti a raccontare la storia di Marie Sophie Hingst, una blogger tedesca che si è inventata lo sterminio di 22 familiari ad Auschwitz. Marie Sophie aveva “raccolto” le loro storie in un blog diventato un successo editoriale, al punto che era stata premiata e aveva iniziato a scrivere per “Die zeit”.
Pare dunque che, ormai, chiunque possa pubblicare contenuti dal peso culturale o storico e magari ricevere anche un premio senza che vi siano i necessari accertamenti. Certo sono mancate professionalità e onestà intellettuale da parte dell’autrice, ma i giornali e gli Enti coinvolti in questa vicenda, non verificando la veridicità delle sue affermazioni e dei racconti pubblicati, hanno mancato di rispetto nei confronti di ciascuno di noi oltre che della Storia e della Verità.
Superficialità, ricerca del sensazionalismo, mancanza dell’oggettività che deve essere riservata a un tema così importante non hanno certo onorato la memoria delle vere vittime dell’ignoranza e dalla cattiveria dell’uomo.
La verità di fondo che riguarda i social e tutte le piattaforme di condivisione su Internet è che questi strumenti rappresentano sì una grande opportunità di comunicazione e scambio, ma tale opportunità va colta con intelligenza, sensibilità, etica e rispetto. Ognuno di noi, prima di scrivere e pubblicare anche solo un commento o un post, dovrebbe chiedersi se quello che stiamo facendo sia giusto, se le parole che abbiamo scelto non offenderanno, se stiamo trasformando l’opportunità in una minaccia per noi o per coloro che
ci leggeranno.