L’ultima trollata è stata per Trump. Quando quello l’ha paragonata a Evita Peron – aggiungendo che però lei “non sa niente” – Alexandria Ocasio-Cortez ha postato su Twitter alcune citazioni dell’ex first lady argentina: “Come ogni donna del popolo, sono molto più forte di quanto sembri. E ho visto per troppi anni le famiglie più benestanti prendersi le ricchezze dell’Argentina…”. Segue smile.
Perché per quanto lei lo neghi, Alexandria Ocasio-Cortez, la nuova stella dei democratici americani, ha una strategia ben precisa nella sua comunicazione online: trollare i suoi oppositori più beceri.
Ostentare se stessa, le sue umili origini che fanno tanto american dream, la sua femminilità e i suoi presunti difetti.
La donna, 29 anni, potrebbe quasi essere una nativa digitale. Origini portoricane, orfana di padre e figlia di donna delle pulizie, laurea in Relazioni internazionali ed economia, tre anni da attivista nei Democratici Socialisti d’America in appoggio a Bernie Sanders, la Cortez è diventata uno dei volti più famosi della politica Usa nel giugno 2018, quando ha vinto a sorpresa le primarie democratiche per il Congresso nel suo distretto di New York, grazie a un video elettorale piuttosto innovativo che ne metteva in luce le umili origini.
Il punto più alto della sua comunicazione l’ha toccato proprio dopo la vittoria alle elezioni e il suo debutto al Congresso. A gennaio alcuni oppositori di estrema destra recuperano e iniziano a far girare online un vecchio video in cui lei balla sensuale su un tetto della sua università. Il senso dell’attacco, qualora vi sia, è: ecco quale donna scriteriata i democratici hanno portato in Parlamento.
Lei, la più giovane donna mai eletta al Congresso, piuttosto che non commentare, chiedere scusa o fingere imbarazzo, sceglie di difendersi nel modo più sensato possibile: rilanciando. Qualche giorno dopo si fa filmare mentre balla allo stesso modo di quel vecchio video, ma questa volta dentro i corridoi del Congresso americano. “Se i repubblicani trovano scandaloso che una donna balli in un’università”, la didascalia, “vediamo cosa penseranno quando vedranno una donna ballare nel Congresso”. Boom. 5 milioni di visualizzazioni e un’intera opposizione blastata.
Da allora la Cortez ha usato il suo canale Instagram per mostrare giorno dopo giorno ai suoi 3 milioni di follower la vita quotidiana di un neoparlamentare. Ha raccontato i retroscena di costume dei palazzi del potere di Washington, si è mostrata mentre arrivava alle giornate “di formazione”, mentre metteva in lavatrice i vestiti (perché “non ci sono lavanderie qui”), riceveva dai servizi segreti lo smartphone a prova di spionaggio oppure mentre andava in visita guidata in Campidoglio assieme ai suoi nuovi colleghi, come una scolaretta qualunque.
AOC, come la chiamano ormai tutti in America, è riuscita a mostrare (e mostrarsi in) un luogo tradizionalmente ritenuto inaccessibile dagli americani. A differenza dei grillini, che appena entrati in Parlamento improvvisarono un’occupazione simbolica dell’aula e piazzarono una scatoletta di tonno su un banco, lei non cala dall’alto la sua presenza giudicante e risolutiva dall’alto. Considera quell’incarico un onore, e i suoi colleghi di altri partiti altrettanto degni di sedere a quei banchi. “Io sono una di voi, ce l’ho fatta, sono entrata al Congresso. E sono talmente eccitata che vi mostro com’è, lo scopriamo assieme. Perché da domani anche voi potrete entrarci”, sembra il senso dei suoi video.
“La prima regola che seguo sui social è quella di essere autentica e non cercare di essere qualcun altro”, ha detto. Per questo non nasconde se stessa, i suoi difetti e i suoi vezzi.
Su Instagram ha descritto dettagliatamente la sua routine beauty, mentre su Twitter il look scelto il giorno del suo giuramento: “Il rossetto e gli orecchini a cerchio sono ispirati a Sonia Sotomayor, la prima giudice di origini latine della Corte Suprema, a cui dissero di scegliere uno smalto neutro il giorno della sua conferma. Lei scelse lo smalto rosso. La prossima volta che diranno a una ragazza del Bronx di togliere gli orecchini a cerchio, lei potrà dire di essersi vestita come una donna del Congresso”.
Lo storytelling della donna umile catapultata a Washington ha toccato il suo picco forse il 4 aprile scorso, quando AOC ha iniziato una diretta Instagram con i suoi follower seduta sul pavimento del suo nuovo appartamento nella capitale, privo persino di sedie. “Scusate ma sto vivendo ancora da depravata”, ha detto iniziando il live. Poi, a cavalcioni e sgranocchiando dei popcorn, ha attaccato a parlare per un’ora di piani edilizi, assistenza sanitaria ed emissioni di Co2. Difficile, per un giovane o un universitario, non immedesimarsi in lei.
E infatti la deputata ha sestuplicato i follower su Twitter nel giro di sei mesi (arrivati a 4 milioni) e aumentato in modo vertiginoso quelli su Instagram (3 milioni) e su Facebook (800 mila).
Il pericolo, per una che nel migliore dei casi dovrà aspettare altri cinque anni per puntare alla Casa Bianca, è la sovraesposizione social.
Per questo la Cortez ha deciso di non utilizzare più Facebook (il social su cui è meno popolare) e di limitare l’utilizzo di Instagram e Twitter alla sola settimana lavorativa: “Ho iniziato a impormi delle piccole regole, fra queste prendermi il fine settimana per me, usando i social solo per leggere ma senza twittare”. La corsa per la presidenza, semmai deciderà di farla, è lunga: meglio assumere un ritmo da maratona.