Simone, visto che troppe cose si danno per scontate e non se ne parla mai, cominciamo da quello che fai, perché nel tuo caso la definizione cantante è riduttiva.
Volentieri: sono compositore sia della parte musicale che di quella letteraria delle mie canzoni, suono pianoforte e chitarra. Oltre a questo sono in grado di arrangiare una canzone e di “costruirla” per intero, sia utilizzando parti suonate dal vivo, sia con software performanti come Logic, che ti consente di assemblare l’intera canzone.
Già questo, a mio avviso, ti mette su tutt’altro piano rispetto alla marea di semplici interpreti che affolla il mercato, perché significa cultura musicale. Immagino che queste competenze ti diano la possibilità di concretizzare le idee appena ti vengono in mente, giusto?
Proprio così, anche ieri sera mi è capitato di avere in testa due o e tre parole, e da lì partire; la stessa cosa puo’ capitare anche con una melodia, allora vengo in studio e comincio subito a realizzarla. Mi è successo diverse volte di aver passato la notte intera qui davanti al computer con pianoforte e chitarra e di essere andato a dormire solo una volta imbastito l’arrangiamento della canzone. Una sensazione bellissima!
Non a caso insegni musica.
Vero, sei anni fa ho aperto il SimoneLab, un laboratorio musicale per giovani cantautori che intendono intraprendere un percorso artistico tout court, e non soltanto apprendere nozioni tecniche: da noi imparano come si scrive un testo, come lo si compone e si arrangia, ma anche come gestire il contatto con il pubblico durante le esibizioni live. Senza nulla togliere ad altre realtà, il nostro è un percorso completo, che dall’inizio a oggi ha coinvolto oltre 50 artisti emergenti provenienti da ogni parte d’Italia. Oltre al Simone Lab, insieme al mio amico Paolo Meneguzzi abbiamo aperto la Pop Music School a Mendrisio, nella Svizzera italiana, con la quale abbiamo anche organizzato diversi eventi importanti tra i quali musical, webseries, un film in uscita l’anno prossimo e in più quest’anno 17 nostri allievi sono stati selezionati per X Factor.
Al di là dei concerti che hai aperto, del disco che ti ha prodotto e della canzone che ti ha scritto – cose assolutamente uniche – cosa ti ha lasciato Vasco?
L’insegnamento più importante che mi ha dato è di non svendere mai la mia musica, e di scrivere le canzoni pensando che un giorno dovrò cantarle da vecchio senza vergognarmene. Mi ricordo che una volta, durante le prove per l’apertura di un suo tour a Genova, mi guardò e mi disse: «Simone, l’impossibile l’hai già fatto, adesso fai il possibile!».
[intanto Simo fa partire il video di Ovunque… «ragazzi, pensate a quanto entra in testa questo pezzo!»]
Dunque, vediamo se mi ricordo tutto: 44 concerti di Vasco aperti, Sanremo, Festivalbar, Music Farm, 5 album, un dvd live, decine di singoli di successo, un libro e centinaia di concerti tra l’Italia e gli Stati Uniti. E ancora, le partite con la Nazionale cantanti, le ospitate in televisione e una carriera che sembrava ormai tutta in discesa. Poi, però, per alcuni anni te ne sei stato lontano dai riflettori. Cosa è successo?
Che a un certo punto ho deciso che non volevo più far parte di un sistema nel quale non mi riconoscevo, che altrimenti mi avrebbe fagocitato spingendomi a scrivere e cantare cose che non mi rappresentavano.
Io la vivo come una parte di me stesso, e penso davvero che la musica sia come l’amore: puoi farla ovunque. Questo è il bello: non servono necessariamente grandi palcoscenici, lustrini e pailettes per esprimere ciò che hai dentro, perché il sentimento e la passione ti trasmettono l’energia per smuovere tutto, e quando quel tutto si è allineato allora le parole e le note è come se si mettessero in ordine da sole sullo spartito. Per me è così.
Che musica ascolta Simo?
Se devo essere sincero fino in fondo, la mia musica è il rock che va dai ’70 fino ai ’90: Aerosmith, Guns n’Roses, Doors, Deep Purple,U2, Queen… io sono quella roba lì. Poi, certo, ascolto anche i Muse, i Kings of Leon e altre band contemporanee, ma se ti dicessi che muoio dietro le loro canzoni mentirei.
Simo, adesso veniamo al dunque… domani esce Ovunque…
Anzitutto Ovunque è una parola universale, che sta in ogni contesto, in modo particolare come dicevo prima per la musica e l’amore. Ovunque è un posto che ognuno ha, dove la gente puo’ convivere e stare insieme in armonia. A volte, stupidamente, siamo portati a trattenere i nostri sentimenti in determinati posti, magari perché ci vergogniamo. Ecco, per me Ovunque è il posto dove siamo veramente liberi di essere noi stessi, per questo l’augurio più bello che mi sento di fare è che ognuno sia capace di trovare il proprio Ovunque.
Un pezzo che per questo ognuno puo’ interpretare a modo suo, e che mi piace moltissimo perché “si apre”… è una mia teoria: i pezzi che si aprono così tanto come Ovunque nel ritornello, sono un successo sicuro.
Io ho sempre pensato che la mossa fisica del ritornello sia quella di aprire le braccia, se non ti viene naturale di aprire le braccia vuol dire che c’è qualcosa che non va. Pensa al Mondo che non c’è, Solo cose belle o È stato tanto tempo fa, quando canti quei ritornelli è naturale aprire le braccia, ed è vero, quando apri le braccia significa che è un successo. Be’, quando canto Ovunque le apro.
Credi che Ovunque sia una sorta di ritorno al futuro, per te?
In questo senso, il disco “Felice” ha chiuso il ciclo del ragazzo di provincia che parte da Sanremo fino a diventare uomo e padre. Adesso, con Ovunque – scritta con Andrea Bonomo ed Emiliano Bassi e masterizzata da Giovanni Versari, vincitore di un Grammy con il disco Drones dei Muse – apro un nuovo percorso discografico, peraltro gestito da un gruppo innovativo come la Cello Label, un’etichetta belga ma con l’anima tutta italiana, una startup della musica. Ci sono tutti i presupposti per fare bene.
Quindi sei tornato definitivamente…
Sì, e in questa fase della mia vita la cosa di cui più sento la necessità è tornare a fare moltissimi live, di stare sul palco con la mia band, e di usare la mia voce e le mie canzoni per stabilire un contatto con ogni singola persona che verrà ad ascoltarmi, e mischiarmi con loro. In quelle due ore diventiamo una cosa sola, è bellissimo.
Insomma, canterai Ovunque…
Sì, in tutti i sensi!