L’Australian Competition and Consumer Commission (l’antitrust australiana) ha citato in giudizio Google davanti alla Corte federale. L’accusa è di aver conservato dati sensibili senza consenso, Secondo l’Autorità, il colosso di Mountain View avrebbe ingannato i suoi utenti, continuando a immagazzinare i dati sui loro spostamenti anche quando pensavano di aver disattivato ogni servizio di geolocalizzazione.
In particolare contesta il comportamento illecito di Google per non aver informato gli utenti che, per interrompere la raccolta dei dati di localizzazione, non basta disattivare la Cronologia delle informazioni, ma occorre arrestare anche la voce “Attività Web e App”.
Sempre secondo l’inchiesta dell’Acacc, Google avrebbe ricattato i consumatori dicendo loro che l’unico modo per impedire la raccolta dei dati sarebbe stato quello di non utilizzare servizi come Google Maps. Così, dopo 18 mesi di indagine, ha citato in giudizio “Big G” chiedendo sanzioni esemplari e una pubblica ammissione di colpa.
Per ora Google si è limitata a dire di voler collaborare con le autorità, respingendo ovviamente ogni addebito.