Per la seconda volta Deliveroo, la compagnia di consegna di cibo online, fondata nel 2013 da Will Shu e Greg Orlowski, a Londra, finisce sotto la lente dell’Autorità inglese per la pubblicità. Questa volta ha vietato uno spot televisivo della compagnia perché giudicato ingannevole.
Secondo il rapporto dell’Asa (Advertising Standards Authority), il contenuto della pubblicità indurrebbe il consumatore a prenotare il cibo Deliveroo da qualunque struttura con lo stesso costo di consegna.
Nel video, infatti, si vede una donna che prende una borsa a marchio Deliveroo e distribuisce del cibo proveniente da diversi ristoranti ai membri di una famiglia numerosa, citando vari marchi come Buerger King, KFC, Pizza Express e altri. Invece, almeno per ora, non è possibile ordinare pasti da più ristoranti nella stessa consegna e per di più senza prezzi aggiuntivi.
L’annuncio è stato quindi accusato di essere fuorviante e Asa ha ricevuto più di 300 denunce al riguardo. «L’impressione che viene data è che i clienti potessero ordinare la consegna di cibo da diversi ristoranti insieme. Poiché l’annuncio non indicava che un costo di consegna sarebbe stato applicato a ciascun ordine da un altro ristorante, abbiamo concluso che probabilmente avrebbe indotto in errore», ha sentenziato l’Autorità che ha diffidato le emittenti televisive britanniche dal mandare in onda lo spot.
Pur non annunciando ricorsi, Deliveroo si è difesa dicendo che la pubblicità ha soltanto elencato le migliori catene di ristorazione che si avvalgono dei loro servizi di consegna.
Non è comunque la prima volta che il gigante delle consegne a domicilio fa i conti con la pubblicità ingannevole. Già lo scorso settembre Asa è intervenuta vietando uno spot televisivo che spiegava che le consegne dei rider avvengono in tutta la Gran Bretagna.
A questo punto viene da chiedersi come mai altrettanta attenzione alla veridicità dei messaggi non venga posta anche in Italia, a tutela dei consumatori. Anche in Italia esiste una Autorità in materia di pubblicità ingannevole, nell’ambito di AGCOM (Garante delle comunicazioni). Ebbene, spulciando nella relazione 2018 appaiono due aspetti significativi: il calo di segnalazioni, di procedimenti istruttori e quindi di violazioni accertate (solo 63) e la totale assenza di azioni contro colossi internazionali. Questo, sarà però oggetto di un prossimo approfondimento.