Gennaio 2020: tempo di bilanci. Non solo per quanto riguarda l’anno passato, ma anche per il decennio che si è appena concluso e nel quale la tecnologia ha giocato un ruolo di prim’ordine. Gli anni Dieci appena trascorsi hanno visto, infatti, un grande balzo in avanti delle scoperte tecnologiche e soprattutto dei dispositivi che piccole o grandi aziende hanno lanciato sul mercato a disposizione di tutti noi. Però, non tutto è andato come previsto e nel grande novero delle “cose che sono andate storte”, ci sono tanti casi di invenzioni, servizi e prodotti che hanno rappresentato un flop. Vediamone alcuni.
Apple Watch da 10.000 dollari
Nel 2015 Apple lancia uno smartwatch costosissimo con il quadrante in oro 18 carati e lo fa indossare a molti personaggi del mondo dello spettacolo. Tuttavia, i destinatari di questo prodotto non sono rimasti affascinati dal lusso di tale oggetto, se comparato, ad esempio, alla bellezza senza tempo (e talvolta più economica) di un Rolex. Il modello è stato ritirato dal mercato poco dopo il lancio e la vendita di pochi esemplari.
Pono
A discapito del nome “simpatico”, Pono Music è stato un fallimento totale. Pensato come un lettore multimediale digitale portatile accorpato a un servizio di download di musica per audio ad alta risoluzione, il progetto ha visto la partecipazione di Neil Yuong e un crowdfunding di 6 milioni di dollari. Il device non ha, però, raggiunto un pubblico vasto, forse complice anche il design non particolarmente accattivante. Tuttavia, l’idea di poter acquistare musica ad alta definizione non è stata cestinata e altre company, come Amazon, hanno lanciato streaming di musica ad alta definizione.
Samsung Galaxy Fold
Avvenieristico e dal design accattivante, ma forse la casa sudcoreana, ha precorso i tempi troppo velocemente lanciano sul mercato lo smartphone del tutto pieghevole. Purtroppo, il Galaxy Fold non ha retto alla vita di tutti i giorni e all’uso smodato che facciamo degli smartphone. Molte infatti sono stati i disagi creati agli acquirenti che si sono trovati tra le mani schermi non funzionanti e problematiche simili anche a pochi giorni dall’acquisto. Nonostante l’aggiornamento del prodotto e un nuovo lancio sul mercato, il danno in termini di marketing e customer satisfaction era ormai fatto.
Google Graveyard
No, non si tratta dell’ennesima applicazione di Google, ma del luogo (letteralmente: cimitero) in cui vanno a finire una serie di invenzioni che il colosso californiano ha lanciato negli anni e che non hanno incontrato il successo sperato. Nel Cimitero di Google troviamo anche Daydream, la piattaforma di realtà virtuale, corredata da un visore ad hoc, ma basata sull’utilizzo fisico del telefono; “Ara”, il progetto per uno smartphone componibile che fortunatamente non ha mai preso avvio; i celebri “Google Glass”, che hanno preoccupato non poco i consumatori in termini di privacy (Google non ha rinunciato al proprio gioiellino e sta tenendo in serbo il progetto per tempi migliori).
Google+
Come non dimenticare, in conclusione, Google+, il social mai sbocciato veramente, che ha perso la sfida con i tanti e potentissimi competitor e ha chiuso definitivamente nell’ottobre del 2018, nonostante avesse la propria nicchia di seguaci. Nonostante tutto, però, è lodevole che Google continui a provarci, sperimentando lo sviluppo di applicazioni, prodotti e servizi per tutti.
I bilanci positivi sono sempre molto entusiasmanti e rinfrancano il morale, ma è da quelli negativi che la “cultura del successo” trae un vero insegnamento. Ricordarci che non sempre il successo è scontato, neppure per i colossi della tecnologia, è un toccasana per la cultura imprenditoriale in tutto il mondo.