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Politicamente corretto

La Grande Bugia

Scagliandosi contro la morale cristiana, nel Crepuscolo degli idoli Friedrich Nietzche scriveva che gli uomini «vennero pensati liberi perché potessero diventare colpevoli»: in buona sostanza egli riteneva che la libertà non fosse che un pretesto per farci sentire in colpa anche dinnanzi ad azioni «alla radice della vita». Ora, se prendessimo in prestito questo paradosso e sostituissimo la “morale cristiana” con quella del pensiero unico e del politicamente corretto, otterremmo una fotografia nitidissima della triste realtà a cui – consapevolmente o meno – oggi siamo tutti assoggettati.

Non è certo un caso che questa dittatura intellettuale abbia lavorato con la costanza della goccia che scava la pietra per tramutare la decadenza in valore, partorendo una società che si crogiola nella propria mediocrità facendone addirittura una bandiera da sventolare in faccia a chi, nonostante tutto, si ostina a non lasciarsi omologare e combatte quotidianamente affinché il seme della libertà vera possa comunque attecchire.

Sostanzialmente, siamo di fronte a una Grande Bugia, che è come uno di quei mostri dei videogames a 8-bit che s’ingrossano ogni volta che mangiano ciò che li circonda.

In questo caso, la Grande Bugia del politicamente corretto ha fagocitato, una dopo l’altra, tutte le bugie dei depositari del pensiero unico raggiungendo, così, dimensioni talmente vaste da potersi autodefinire Grande Verità.

Una sorta di buco nero di memoria, idee e ideali, valori e cultura, che dopo averle ingoiate le rimastica a suo piacimento e ce le propina come forme di libertà quando invece non sono che «pretesti» attraverso i quali renderci colpevoli di qualcosa.

Anche se qualcuno inizialmente potrebbe non coglierne il senso, la grande sfida che anche in Italia ha davanti a sé il blocco politico attualmente confinato dai media nel perimetro di populismo e sovranismo è quella della lotta senza quartiere alla Grande Bugia e a tutto ciò che essa contiene e rappresenta: sinistra politica, media prezzolati, poteri economici e sociali nazionali e sovranazionali. Insomma l’establishment.

Prendere atto di questo nuovo assetto è il primo passo per sconfiggere la Grande Bugia e, per mezzo di questa lotta, riaffermare con forza quei principi «alla radice della vita» per i quali oggi veniamo costantemente messi sotto accusa: parli di immigrazione e sei fascista e razzista, difendi la famiglia tradizionale e sei omofobo, fai riferimento al terrorismo islamico e sei islamofobo, non voti per loro e sei un minus habens.

Se non questa, mi dite voi quale grande battaglia culturale dovrebbero combattere le forze politiche e sociali non omologate al politicamente corretto?

Attenzione, combattere non significa twittare o fare post su Facebook, ma andare nelle piazze e nelle scuole, lavorare fianco a fianco con chi fa cultura ed elaborare un insieme di soluzioni e prospettive attorno a cui delineare i contorni di un’area politica e culturale nuova, un’avanguardia che è l’unica speranza per salvarci dalla prostituzione morale dei servitori della Grande Bugia – «ciechi che», come scriveva Saramago in Cecità, «pur vedendo non vedono» – e fermare, finalmente, il declino.

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è consulente di marketing strategico, keynote speaker e docente di branding e marketing digitale all’International Academy of Tourism and Hospitality. È stato inviato di «Vanity Fair» negli Stati Uniti per seguire Donald Trump, a Kiev per la campagna elettorale di Zelensky, collabora con diversi media ed è autore di 10 libri. Nel 2016, per promuovere la versione inglese de Il Predestinato ha inventato la sua finta candidatura alle primarie repubblicane sotto le mentite spoglie del protagonista del romanzo, il giovane Congressman Alex Anderson. Una case history di cui si sono occupati i principali network di tutto il mondo.

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