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Youtube da i numeri: 15 miliardi

Nonostante sia una delle piattaforme più seguite nel mondo, solo oggi, per la prima volta, si vengono a sapere dati relativi ai guadagni di YouTube. La holding Alphabet, che possiede anche Google, ha finalmente reso note le entrate finanziarie del popolare sito di condivisione video. Si scopre così che, nel 2019, gli introiti totali ammontano a circa 15 miliardi di dollari. Si tratta, in realtà, di un risultato modesto, se si pensa alla caratura mondiale di YouTube.

Bene, invece, le vendite di spazi pubblicitari (gli insopportabili annunci che compaiono all’inizio dei video) che sono aumentate, rispetto al 2018, del 36% e che, negli ultimi 3 anni, sono salite addirittura dell’86%. In termini monetari hanno portato nelle casse di Alphabet 11,16 miliardi di dollari.

Le entrate non pubblicitarie, invece, ammontano a 3 miliardi di dollari, mentre gli abbonati ai pacchetti a pagamento di Couture (Music e Premium) sono ormai più di 20 milioni nel mondo, mentre i sottoscrittori di YouTubeTv sono appena 2 milioni.
Tuttavia, le informazioni rilasciate sono (volutamente) incomplete. Gli introiti pubblicati non includono, infatti, quelli realizzati da YouTube Music e Youtube Premium, che generano sicuramente meno traffico ma comunque sono sotto il dominio di Youtube.

Come mai questa è la prima volta, dopo 15 anni di attività, che i vertici di Alphabet hanno deciso di divulgare i risultati finanziari? Perché dal suo insediamento avvenuto lo scorso dicembre, il nuovo amministratore delegato, Sundar Pichai, ha annunciato misure di trasparenza e un approccio diverso rispetto ai predecessori.

Secondo diversi analisti, in realtà, però, ci sarebbe dell’altro. Innanzitutto, la compagnia intende attrarre più investitori, dato che è la prima volta che Alphabet distribuisce i ricavi generati da Couture; poi per rissollevare il titolo in Borsa. Ruth Porat, direttore finanziario di Alphabet, a margine della presentazione dei dati ha spiegato che la crescita di Youtube comporta anche dei costi «tra cui il pagamento dei creatori di contenuti, spese di infrastruttura e costi associati a eventuali responsabilità». Parole che descrivono una certa preoccupazione di Youtube.

Sicuramente le nuove piattaforme come Netflix e Amazon Tv potenziando i propri servizi hanno aumentato il numero degli utenti, anche a scapito di YouTube. D’altronde trasmettono contenuti esclusivi, come film o serie tv, che rispetto a un video generico e amatoriale conservano una qualità diversa. Così, dopo anni di dominio oggi YouTube trova una concorrenza ogni giorno più agguerrita.

Nonostante la situazione di luci e ombre, comunque, la piattaforma video rappresenta il 10% dell’intero giro d’affari del gruppo che, come detto, possiede anche il motore di ricerca Google, nonché Calico (ricerca nel campo delle biotecnologie), Google Venture e Capital (investimenti finanziari) e le due società di ricerca Google X Lab e Nest Lab. Ovviamente è Google che rimane l’attività centrale e che genera da sola il 60% delle rendite totali.

 

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è consulente di marketing strategico, keynote speaker e docente di branding e marketing digitale all’International Academy of Tourism and Hospitality. È stato inviato di «Vanity Fair» negli Stati Uniti per seguire Donald Trump, a Kiev per la campagna elettorale di Zelensky, collabora con diversi media ed è autore di 10 libri. Nel 2016, per promuovere la versione inglese de Il Predestinato ha inventato la sua finta candidatura alle primarie repubblicane sotto le mentite spoglie del protagonista del romanzo, il giovane Congressman Alex Anderson. Una case history di cui si sono occupati i principali network di tutto il mondo.

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