Chi di voi non ha mai fatto uno scherzo ai propri compagni il primo giorno d’aprile. Sicuramente molti, forse tutti. Io ricordo bene quando alle medie ( oggi si chiama scuola secondaria di primo grado ! ) mi divertivo ad attaccare, delicatamente, sulla schiena dei compagni pesci di carta, che preparavo la sera prima. E quante sane e serene risate nei corridoi della scuola, una volta scoperto l’innocente inganno.
Ma perché oggi, primo aprile, si è soliti fare delle burle, pronunciando la frase “pesce d’aprile”? Le teorie sono davvero tante e diverse tra loro ma tutte collegate al calendario primaverile. Partendo dalla teoria storica, la più fondata, bisogna tornare molto indietro nel tempo e fermarci al 46 a.C., ai tempi del Calendario Giuliano, creato dall’astronomo egizio Sosigene di Alessandria e adottato da Giulio Cesare.
All’epoca, l’anno era composto di 456 giorni, l’equinozio di primavera datava 25 marzo e contestualmente si festeggiava il Capodanno. E così fino al 1582, quando viene introdotto il calendario gregoriano, da Papa Gregorio XIII, che anticipa al primo gennaio l’inizio di ogni nuovo anno. Diverse nazioni, però, non si adeguano subito al cambiamento, tanto che l’Inghilterra aspetta l’anno 1752 per adottare il nuovo calendario e la Grecia e la Russia fino alla prima guerra mondiale.
Tornando al pesce d’aprile, poiché con l’equinozio di primavera si festeggiava il Capodanno, molte nazioni continuavano a mantenere questa tradizione, scambiandosi regali e auguri il primo aprile. Ed ecco che tutti coloro che si ostinavano a mantenere salda tale data venivano definiti “sciocchi di aprile” e presi in giro, consegnando loro pacchi vuoti o doni improbabili.
Alcuni storici, invece, ritornano ai tempi dell’Antico Egitto e a Cleopatra, che fece realizzare un pesce in pelle di coccodrillo per rispondere agli scherzi di Marco Antonio.
Ufficialmente, alla fine del 1500, diverse nazioni trasformano l’usanza del primo di aprile in una festa ufficiale, come la Francia che festeggia con dei pacchetti vuoti e un biglietto con la scritta “poisson d’avril”, pesce d’aprile appunto. Gli inglesi e gli americani lo chiamano “April fool’s day”, dove il termine “fool” fa venire in mente il giullare medioevale. In Scozia il pesce d’aprile dura due giorni, il “Taily day” è il secondo giorno ed è quello delle burle mentre, in India, si festeggia il 31 marzo, in occasione della ricorrenza della dea Holi ( la dea dei colori ) e si accoglie con scherzi l’arrivo della primavera.
In Italia, l’usanza di questa festa è abbastanza recente e risale al 1860, con i genovesi, che sono i primi a seguire i francesi nelle loro scorribande. In Germania si chiama “Aprilscherz”. In Portogallo vengono lanciati pacchi di farina sugli amici. Anche in Iran, il primo giorno del nuovo anno cade sempre l’1 o il 2 aprile e farsi scherzi durante questa festa è una tradizione dalle origini antichissime.
Vi sono, però, ancora altre teorie come quella che nell’Antica Roma era stata istituita la festa degli Hilaria, in onore della dea Cibele, la “grande madre”, la dea della terra, e che aveva il proprio culmine il 25 marzo, giorno dedicato allo scherzo, al gioco e al mascheramento. La festa sanciva il passaggio dall’inverno alla primavera, inteso come una rinascita. Altre ipotesi sono più strettamente ancorate al nome “pesce”: un legame tra la stoltezza di chi viene preso di mira e la facilità con cui si fanno prendere alcuni pesci, abboccando all’amo; il segno zodiacale dei Pesci e l’uscita dalla sua costellazione del Sole, che avviene appunto alla fine di marzo.
E ancora, i pescatori nelle prime giornate primaverili, non trovando nulla nelle reti gettate a mare, tornano in porto e vengono scherniti per il magro risultato. I più fantasiosi individuano come genesi del pesce d’aprile la leggenda della dea del grano, Proserpina, rapita da Plutone e cercata invano dalla madre, che era stata ingannata dalle astuzie di una ninfa. Possiamo dire che ve ne è per tutti i gusti. “Anche gli dei amano gli scherzi” scriveva Platone.
Certo è che la paternità della festa è davvero contesa tra avvenimenti divini e terreni. Anche se in questo periodo non abbiamo alcuna voglia di fare scherzi, sforziamoci almeno di far affiorare alla mente qualche bel ricordo di gioventù.