Il 18 aprile del 1938, esattamente oggi ma di ottantadue anni fa, la statunitense National, con la rivista n. 1, pubblica la storia del personaggio a fumetti più famoso al mondo: Superman, il primo supereroe. La testata si chiamava “Action Comics”.
A leggere oggi le avventure di Superman, dopo che la Marvel ci ha abituato a eroi dai poteri incredibili e a film con effetti digitali prima irrealizzabili, ci viene un po’ da sorridere, eppure, da statistiche americane, rimane il supereroe più amato dal pubblico, superando anche Batman ( nome, quello dell’uomo pipistrello, che in questo periodo di covid-19 probabilmente non gode di buon auspicio ).
E pensare che, nel 1933, nessuna casa editrice voleva stampare e distribuire i racconti di Jerry Siegel e Joe Shuster e che dopo ben cinque anni di tentativi trovarono nella National la sola casa editrice disponibile a provare il personaggio. Già dal giugno 1939 Superman riesce a conquistarsi un giornalino tutto suo, con il nome in copertina, e da allora il successo è stato inarrestabile.
Tra alti e bassi, il nostro Clark Kent ha combattuto contro i cattivi per la salvare la Terra e da oltre ottant’anni continua a difenderci. E non è neppure un eroe nostrano visto che Lui è un “extraterrestre” (oggi si direbbe “extracomunitario” ) che arriva dal pianeta Krypton, quest’ultimo completamente distrutto da un’esplosione galattica. I genitori, infatti, che erano anche i regnanti, per salvare il loro unico figlio, lo lanciano in una capsula spaziale verso la Terra, il pianeta ideale, e atterra negli Stati Uniti.
Ricordo quando, da bambina, attendevo, con ansia, l’unica puntata giornaliera della serie tv, al pomeriggio, e mi facevo portare la merenda da mia mamma in salotto per non perdere neanche un minuto della breve avventura. E pensare che quando vedevo sfrecciare in cielo Superman mi sembrava che gli effetti speciali fossero davvero incredibili e, invece, qualche settimana fa mi è capitato di vedere una di quelle putate “vintage” e mi chiedevo come avessi potuto rimanere così abbagliata dai super poteri di Clark: beati occhi di fanciullo che idealizzano tutto ciò che vedono.
I due giovani autori, dunque, si erano conosciuti ai tempi della scuola e avevano creato e disegnato insieme questo omone, super muscoloso, che era solito sollevare auto come fossero piume e volare nei cieli a velocità supersoniche. Il personaggio di per sé era molto semplice anche nel vestire, un costume blu e un mantello rosso e una grande “S” sul petto.
L’idea innovativa dei due ragazzi era quella di smarcare il concetto di mondo alieno e di introdurre quella del Super Uomo e da allora l’infinito nascere di eroi e eroine è stato inarrestabile. Di recente è comparsa anche Supergirl, probabilmente in un anelito di uguaglianza tra uomini e donne, in un mondo cinematografico dove i “super” erano solo uomini e che, sino a qualche anno fa, annoverava solo una donna, la splendida Wonder Woman.
Gli autori Seigel e Shuster vennero sostituiti nel 1948 e solo nel 2006, gli eredi, dopo una lunga battaglia legale, iniziano a beneficiare di qualche diritto d’autore. In Italia, invece, Superman approda sugli “Albi dell’Audacia” il 2 luglio del 1939 con il nome di “Ciclone – L’Uomo d’acciaio” per poi diventare “Ciclone – L’uomo Fenomeno” nel 1940.
Il Governo fascista, però, non permetteva la pubblicazione di autori americani e così i due giovani autori Jerry e Joe furono privati degli onori e le storie vennero attribuite a Vincenzo e Zenobio Baggioli. Quando, nel 1954, i diritti d’autore passano alla Mondatori, il supereroe viene chiamato “Nembo Kid” e viene depredato dalla “S” sul petto e così fino al 1967, quando tornerà ad essere l’originario “Superman”.
Evidente che con l’avvento della tecnologia, la carta è stata soppiantata dai telefilm e dai grandi movie e i fumetti sono diventati oggetti preziosi da collezionismo. Personalmente il mio “Superman” era quello interpretato da Christopher Reeve nel film del 1978, insieme con Marlon Brando e Gene Hackman, mentre quelli a venire, per quanto ricchi di effetti speciali, non avevano più lo stesso fascino di una volta. Forse il mio gradiente diminuisce con l’aumentare dell’età!
Superman ha attirato anche molti artisti della pop art, che si sono divertiti a proporlo in opere che oggi hanno quotazioni davvero importanti, come Andy Warhol che ne disegna due versioni, una nel 1961, conservata al Whitney Museum of American Art, e l’altra, più famosa, dal titolo “Superman”, nel 1981. Infiniti, poi, sono i giochi, i videogiochi e i gadget del nostro amato supereroe.
A Metropolis, una gradevole cittadina di circa seimila abitanti nell’Illinois, è stato aperto un museo interamente dedicato a lui e sono state posizionate, nelle piazze, due enormi statue a tema, una di cinque metri d’altezza, che ritrae Superman, e l’altra, dedicata all’amata Lois Lane, compagna di Superman.
Anche l’ex Presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, nel 2010, non è riuscito a trattenersi dal farsi immortalare accanto alla mega statua di Superman, con i pugni chiusi e le braccia poggiate ai fianchi, in segno di forza. Pensate che nel periodo del Festival, Metropolis arriva ad ospitare sessantamila visitatori: come dire che non si smette mai di essere bambini.
Chissà se i due giovani sognatori Jerry Siegel e Joe Shuster, quando hanno ideato Superman, pensavano di creare il supereroe più famoso del mondo. Vi saluto con una frase di Eleanor Roosevelt, a me cara: “Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni”. Non dimentichiamoci di sognare!