Dopo la prima parte di ieri riguardante Bush, Powell e Romney, il discorso diventa più appassionante ora che si vanno ad affrontare le vere tre “novità”: Mattis, Rice e Kelly.
La parola novità è volutamente virgolettata perché, come leggerete fra poco, ci sono dei motivi che hanno spinto Mattis principalmente e Kelly e la Rice ad attaccare Trump.
Iniziamo da James “Mad Dog” Mattis. L’ex generale è stato Segretario alla Difesa dell’amministrazione Trump fino al 31 dicembre 2018. Il motivo delle sue dimissioni è molto semplice: Trump decise alla fine del 2018 di ritirare le truppe americane dalla Siria, Mattis contestò prima la decisione – aveva infatti affermato pochi giorni prima che le truppe sarebbero rimasta in territorio siriano – e successivamente rassegnò le dimissioni in palese contrasto con il Presidente.
Nella lettera di dimissioni Mattis criticò apertamente le posizioni del Presidente, specialmente sulle aperture della Casa Bianca a stati come Russia e Cina. Pochi giorni dopo Trump stesso definì Mattis «un pessimo Segretario alla Difesa» lasciando intendere di averlo licenziato. L’ex generale, più volte interpellato per un giudizio sull’Amministrazione Trump ha sempre affermato: «se lasci un’Amministrazione, devi del silenzio».
In due occasioni, però, Mattis ha rotto questo silenzio. La prima è stata durante l’Al Smith Dinner e la seconda – quella che ha portato le dichiarazioni di dissenso in vista di novembre – proprio durante le proteste per la morte di George Floyd. È presto spiegato il cosiddetto “dente avvelenato” e il cattivo sangue che scorre fra i due. Serve altro?
Veniamo ora a John Kelly e Condoleezza Rice. Come anticipato in apertura, il discorso è leggermente diverso. John Kelly ha servito l’Amministrazione Trump come Segretario alla Sicurezza Interna e Capo di Gabinetto, la Rice invece è stata Segretario di Stato durante il secondo mandato di George W. Bush.
Iniziamo da Kelly. L’ex generale ha difeso «l’onore» di James Mattis e ha parlato, più in generale, dell’attenzione con la quale gli americani dovranno scegliere il prossimo 3 novembre. Kelly ha fatto un discorso etico ed ha affermato che prima di scegliere gli americani dovranno passare allo «scanner» i candidati.
Qualora, però, nei prossimi giorni o mesi dovesse arrivare una presa di posizione contro Trump dal suo ex Chief of Staff, non sarà di certo una sorpresa. Come scritto Mattis si è dimesso il 31 dicembre 2018, Kelly è rimasto in carica per due giorni in più, fino al 2 gennaio 2019. I due sono tutt’ora molto legati. Non a caso, Kelly non ha dichiarato per chi intende votare.
Condoleezza Rice, invece, ha esortato il Presidente a «mettere da parte i tweet per un po’» e lo ha invitato a «parlare la lingua dell’unità, dell’empatia». La stessa Rice, però, ha affermato che il suo è un discorso esteso anche ai senatori, ai deputati, ai governatori. Non ha limitato il suo “consiglio” al solo Trump.
Inoltre la Rice ha dichiarato ha dichiarato su Face the Nation che non vuole occuparsi di politica e che la sua attenzione è rivolta a ciò che sta accadendo in questi giorni nel Paese. Va detto, però, che nel 2016 non ha supportato Trump. Dunque, anche una sua eventuale presa di posizione – altamente probabile – contro Trump non sorprenderebbe.
Stando così le cose, la domanda sorge spontanea: come si fa a meravigliarsi e ad essere felici per qualcosa che già si sapeva?
La vera notizia sarebbe stata l’opposta.
Vale la pena ricordare, infine, che alcuni repubblicani già durante la Convention del 2016 invocarono la cosiddetta brokered Convention, ossia una Convention contestata, spingendo per una candidatura dell’ex Speaker Paul Ryan.
Vale la pena davvero ricordare come è finita l’8 novembre 2016?
96% Approval Rating in the Republican Party. Thank you!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) June 8, 2020