I moretti? Troppo scuri. La Casa Bianca? Troppo chiara. Biancaneve? Figuriamoci. II Negroni? Blasfemo. La Foresta Nera? Apologetica. Gli spaghetti al nero di seppia? Eversivi. Colpa d’Alfredo? Tutt’al più andrebbe bene come inno del Ku Klux Klan. Il Negramaro? Dispregiativo. I Negramaro? Offensivi. I Watussi? Ballo suprematista. I Vaccaputtanga? Canzone del menga. La pubblicità delle Tabù? Nomen omen. Corrado Passera? Sessista.
La lista è lunghissima, ma non c’è tempo da perdere, ché oltre ai nomi bisogna riscrivere anche la storia. Depurarla, cancellare, eliminare tutto ciò che non è perfettamente aderente ai princìpi del PolCor (politicamente corretto in Neolingua).
Ghandi, Cristoforo Colombo e Churchill no, Stalin, Che Guevara e il Maresciallo Tito sì.
Se in America la polizia uccide un afroamericano mentre c’è un presidente afroamericano che in 8 anni non ha fatto nulla per gli afroamericani è colpa del razzismo contro gli afroamericani.
Se in America la polizia uccide un afroamericano mentre c’è Trump presidente allora il razzismo è colpa di Trump anche se aveva ridotto ai minimi storici l’indice di disoccupazione degli afroamericani.
Se in America la polizia uccide un afroamericano in Italia gli antifascisti s’inginocchiano in piazza e in Parlamento per chiedere scusa. Se in Italia alcuni rom uccidono un poliziotto non frega niente a (quasi) nessuno.
Tutto ciò che non è radical chic e sessantottino è fascista. Gli antifascisti sono autorizzati a dire, fare, baciare, lettera o testamento quel cazzo che gli pare, anche in pieno lockdown.
La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti: CAN-CE-LLA-RE e CANCELLEREMO!
Tutto, cancelleremo tutto ciò che non è uniforme al politicamente corretto, ogni storia di ogni persona la cui storia non è perfettamente in linea con i valori imposti dal pensiero unico 4.0, cancelleremo indomiti finché a circondarci non sarà che il nulla e, a quel punto, non ci rimarrà che cancellare noi stessi.
Così è deciso, la seduta del PolCor è tolta.