Esiste una regola non scritta della politica che ci dice che ogni elezione è legata, per vari motivi, alla precedente.
Anche in questo caso occorre tornare indietro fino al 2016, esattamente fino a domenica 4 dicembre 2016.
Ci troviamo a Salisbury, in Carolina del Nord. Edgar Maddison Welch, ventottenne padre di due figli esce di casa presto quella domenica mattina in compagnia del suo cellulare, di tre pistole – un fucile AR-15 da 9 mm, un revolver Colt calibro 38 da sei colpi e un fucile – e una scatola di proiettili. Sale sulla sua Toyota Prius e percorre oltre 580 km verso nord, in direzione Washington D.C. Appena arrivato nel quartiere nord-ovest della Capitale, parcheggia la sua macchina nei paraggi della pizzeria Comet Ping Pong.
La Comet Ping Pong è il classico luogo dove le famiglie portano i loro piccoli quasi tutti i giorni e, soprattutto, la domenica. Welch fu notato immediatamente da tutti i presenti perché aveva in mano il suo AR-15 e, soprattutto, perché lo aveva in mano in una pizzeria.
La vera domanda, però, è perché Welch impugnava un’arma da fuoco in una pizzeria.
La risposta la si può rintracciare in un tweet dell’avvocato newyorkese David Goldberg, nel quale si affermava che la polizia della Grande Mela aveva scoperto un anello di pedofilia collegato ai membri del Partito Democratico frugando tra le email di Anthony Weiner, ex congressman poi dimessosi per uno scandalo sessuale.
Questa teoria del complotto, poi smentita, fu definita Pizzagate. All’interno di questa teoria il nome di spicco era quello dell’ormai sconfitta Hillary Clinton. L’idea era nata dalle email rubate a John Podesta – ex Chief of Staff di Bill Clinton e capo della campagna dell’ex First Lady – pubblicate da WikiLeaks.
Lo stesso Welch, una volta dopo essersi reso conto della falsità delle accuse si arrese alla polizia per poi dichiarare al The New York Times che «le informazioni – in suo possesso, ndr – non erano chiare al 100%».
QAnon, però, non esaurisce la sua nascita qui.
Nel senso più basilare del termine, Anon si riferisce a «qualsiasi utente anonimo o pseudonimo di internet che posta sui forum». Q, invece, si riferisce ad una persona identificata come “Q Clearance Patriot” apparsa per la prima volta sulla bacheca di 4chan – sito web imageboard fondato da Christopher Poole che rende possibile la pubblicazione in forma anonima e ripetutamente affiliato ad Anonymous, ad Alt-Right, e al progetto Chanology – pubblicando un thread dal titolo «Calm Before the Storm», lasciando dunque intendere un evento imminente in cui migliaia di presunti sospetti saranno arrestati, imprigionati e giustiziati.
Più in generale, dunque, il concetto di coloro che si definiscono Anons è quello di «ricercare e divulgare informazioni in altro modo classificate». Ancora prima di Q, molti utenti erano soliti sostenere di essere in possesso di una speciale autorizzazione da parte del Governo americano per giustificare di essere in possesso di materiale classificato.
Non a caso, anche lo stesso Q o “Q Clearance Patriot”, dal solo pseudonimo lasciava intendere di possedere un nulla osta di sicurezza del Dipartimento dell’Energia richiesto per le informazioni top secret su armi e materiali nucleari.
Q dalla sua prima pubblicazione su una presunta e inventata estradizione di Hillary Clinton e una successiva nella quale affermava che Kim Jong-un fosse un «sovrano fantoccio» i cui fili erano mossi dalla CIA, ha modificato il suo modo di comunicare, rilasciando delle informazioni – con annessi post – maggiormente criptici e vaghi, tali da permettere una convinzione del tutto autonoma a chi li legge.
La teoria più accreditata fra i sostenitori di Q riguarda la possibilità che esista un vero e proprio deep state voluto da Barack Obama, Hillary Clinton e George Soros pronto a pianificare un colpo di stato.
Q stesso ha più volte respinto alcune informazioni che gli erano state attribuite, affermando che «la disinformazione sia una necessità». Q ha anche ricevuto complimenti per il modo in cui affascina i suoi lettori. L’autore Walter Kirn, ad esempio, ha affermato che la tattica utilizzata è molto astuta, poiché Q non rilascia informazioni ma indizi: «il pubblico su internet non vuole leggere, vuole scrivere. Non vuole risposte fornite, vuole cercarle».
QAnon può essere spiegato tramite le parole dello storico Richard Hofstadter sul millenarismo religioso e l’apocalittismo: «lo stile paranoico della politica americana». Non a caso, chi si cela dietro questa identità digitale, ha utilizzato più volte parole e/o frasi che hanno riferimenti biblici: “la tempesta” – chiaro riferimento al giorno del giudizio – o “il grande risveglio” – altro riferimento al risveglio religioso a cavallo fra il XVIII e il XX secolo –.
L’influenza di QAnon si è sparsa su tutti i livelli istituzionali e non presenti fra Washington D.C. e gli Stati Uniti d’America. Dal Presidente Trump fino alla rivista TIME, chiunque ha parlato del fenomeno e di quanti seguaci, non solo negli USA oramai, sono annoverati fra le fila di questa misteriosa identità digitale.
L’incognita rimane sempre la stessa: la verità.
Cosa è vero? Cosa è falso? Chi decide se una notizia è l’una o l’altra cosa? Il lettore che ruolo gioca?
La risposta ce la consegna George Orwell e il suo “Ministero della Verità” in 1984: «La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza».
I fatti restano fatti e le opinioni restano opinioni. Senza i primi, però, le seconde non esisterebbero.
Q fonda le sue basi su un fatto realmente accaduto – il cosiddetto Pizzagate – ma ha lasciato ampi spazi – soprattutto oltreoceano grazie ai no-vax – alle fake news.
Il nostro compito è quello di raccontarvi i fatti, senza lasciare che le opinioni, talvolta folcloristiche, abbiano la meglio sulla verità che, poiché accaduta, è e sarà sempre innegabile. Per fortuna.