Durante la sua intervista con Alessandro Nardone, Steve Bannon ha alternato delle dolci parole al miele verso l’Italia ad altrettante dure e forti contro la Cina. Il nostro Paese ha, tra l’altro, riaperto, a condizione di reciprocità, le frontiere con il cosiddetto “Regno di mezzo”.
L’ex direttore di Breitbart News ha analizzato il rapporto fra i due Paesi partendo dal Covid per poi concentrarsi sulla Repubblica Popolare Cinese, ritenuta da Bannon come un problema per l’Occidente.
L’astio di Bannon verso lo Stato più popoloso al mondo non nasce certo durante la diretta sul nostro sito, anzi, ha trascorsi che segnano perfino la sua esperienza come Capo Stratega alla Casa Bianca e, inoltre, spiegano le decisioni di Trump durante il periodo di permanenza di Bannon a Pennsylvania Avenue (gennaio-agosto 2017).
Le restrizioni nel libero commercio fra Usa e Cina, ad esempio, trovano origine proprio nei primi otto mesi della presidenza Trump: «siamo in una guerra con loro (la Cina, ndr), e fra 25 o 30 anni, uno di noi avrà l’egemonia. E saranno loro se non faremo qualcosa». Uno dei primi atti ufficiali che Trump mise in essere durante i suoi primi sette mesi alla Casa Bianca fu proprio il cambio del personale del Dipartimento della Difesa nell’Asia orientale, sotto suggerimento di Bannon.
Questo protezionismo di Bannon verso la Cina (e verso il Messico, seconda vittima sacrificale) è dovuto alla chiara impronta che il nazionalismo economico ha nella filosofia di vita dell’ex banchiere di Goldman Sachs. Bannon, non a caso, è un fervente sostenitore dell’asse eurasiatico con la Russia, ponendo alla base dell’alleanza le idee di Alexander Dugin.
Sostanzialmente di Bannon si può tranquillamente dire che è isolazionista verso la Cina e che sia la sua vittima preferita. Lo scorso anno ha definito Xi Jinping come un «dittatore totalitario che porta avanti una strategia predatoria contro Stati Uniti ed Europa». Nelle medesima dichiarazione, l’ex produttore esecutivo di Hollywood ha affermato: «la Huawei è il cavallo di Troia della Cina nella fortezza europea, il braccio dell’Armata di liberazione popolare cinese. (…) Il 5G non è la progressione lineare del 4G, il 5G è il 4G alla decima potenza. È la base della computazione dei “quanti” e di qualsivoglia sviluppo tecnologico futuro».
L’ex Capo Stratega ha anche dato una stoccata alla famosa Via della Seta di cui tanto si sente parlare: «essa è uno degli strumenti che consegneranno a Pechino il dominio del mondo».
Nello scontro fra civiltà ideale di Bannon – visione estrapolata dal libro dello studioso americano Samuel P. Huntington – «i grandi scontri avvengono fra civiltà diverse». La tutela della civiltà giudaico-cristiana – come lo stesso Bannon ha ammesso più volte in diretta per ricordare all’Italia e agli italiani il ruolo della religione nella storia del Paese e di Roma – può avvenire, sempre secondo il modo di pensare dell’ex Capo Stratega, solo attraverso il sodalizio con la visione israeliana del Medio Oriente e, quindi, con lo scontro frontale con nazioni avverse a tali principi quali Turchia, Iran e Cina.
Durante la sua permanenza alla Casa Bianca, Bannon a tal proposito disse: «oggi assistiamo ad una unione di tre antiche civiltà – Cina, Turchia e Persia (Iran) – che attaccano l’Occidente per distruggerlo e lottano anche con una parte dell’Islam legata all’Occidente. Non possiamo restare a guardare».
L’idea di Occidente di Bannon è cristallina, e trova applicazione anche nell’immigrazione (altra pietra miliare del pensiero dello stratega). Bannon ha fatto applicare questa visione a Trump attraverso i famosi travel ban, ossia l’ordine di non far entrare nel Paese persone provenienti da Siria, Yemen, Iraq, Iran, Sudan, Somalia e Libia, tutti stati musulmani.
Una visione dura e reiterata per ben tre volte, anche per via dell’opposizione da parte della magistratura a quanto stabilito all’interno di questi ordini esecutivi. Secondo i funzionari del Dipartimento della sicurezza interna, a supervisionare la stesura corretta vi era Bannon in persona, definito come «scrupoloso, minuzioso e attento».
Appare palese che la visione di Bannon sulla Cina, sull’immigrazione e sul mondo in generale, abbia un focus incentrato sugli interessi nazionali di Washington, un focus che sta provando a far attecchire in Europa ma che, per forza di cose, non trova la stessa facilità che ha avuto fra i palazzi del potere (e non solo) americani.