Diciamolo chiaro una volta per tutte: il concetto che «con la legge elettorale non si mangia» è una cagata pazzesca. Il motivo è semplice: il sistema elettorale è l’algoritmo che determina la governabilità e la stabilità del paese e, di conseguenza, anche la produttività del Parlamento.
Cioè, per dirla terra terra, con un sistema elettorale strutturato come quello attualmente in vigore nei comuni, dal voto uscirebbe una maggioranza chiara, con i numeri necessari per governare 5 anni.
Cosa che, invece, a livello nazionale sembra pura fantascienza, basti pensare che nei 74 anni di storia repubblicana si sono avvicendati ben 66 governi il cui esito è drammaticamente scritto nelle pagine dei libri di scuola e nella triste cronaca dei giorni nostri: l’Italia è una grande nazione tenuta in ostaggio da una politica lillipuziana che, non certamente a caso, si autoconserva confezionando leggi elettorali che garantiscano l’ingovernabilità affinché tutti (o quasi) possano governare.
Che è esattamente quello che intendono fare Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, ovverosia una legge elettorale proporzionale «per impedire a Salvini e al centrodestra di vincere le elezioni», affermazione che sta alla democrazia come Cicciolina alla verginità.
Ora, se a Matteo Renzi fosse rimasto un briciolo di coerenza confideremmo nella sua azione a favore del maggioritario ma, purtroppo, è assai più probabile che l’ex rottamatore si produca in una delle sue contorsioni mastelliane e ci regali l’ennesimo voltafaccia della sua carriera.
Così come, specularmente, nella metà del campo dello pseudo-centrodestra (ci chiediamo se abbia ancora senso un’alleanza tra forze divise sulle questioni sostanziali) è noto che Berlusconi, da quando Forza Italia viaggia ben al di sotto della doppia cifra, si è convertito anch’egli al proporzionale. Primum vivere deinde philosophari, insomma.
Se il Covid sembra indebolito, in Italia esiste un virus invisibile ma letale poiché colpisce il futuro dei nostri figli agendo sul presente: si chiama partitocrazia e sarebbe ora che qualcuno cominci a combatterlo sul serio, prima con una battaglia culturale e poi con il vaccino di una bella legge elettorale maggioritaria.
Basta maggioranze costruite in laboratorio, chi vince governa, chi perde sta all’opposizione. Con buona pace dei “democratici” per i quali la democrazia funziona solo in un caso: se vincono loro.