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Economia

Mes o non Mes, questo è il dilemma

“I soldi del Mes sono dei prestiti, non possono finanziare spese aggiuntive, si possono coprire spese già fatte e vanno a incrementare il debito pubblico. Se li prendiamo dovrò intervenire con tasse e tagli perché devo mantenere il debito sotto controllo”

I soldi del Mes sono dei prestiti, non possono finanziare spese aggiuntive, si possono coprire spese già fatte e vanno a incrementare il debito pubblico. Se li prendiamo dovrò intervenire con tasse e tagli perché devo mantenere il debito sotto controllo

Questo è quanto il Premier Giuseppe Conte ha dichiarato in conferenza stampa domenica 18 ottobre mentre annunciava le nuove misure antiepidemiche che si stanno delineando, rincarando la dose indicando come, pur non avendo alcuna pregiudiziale ideologica consideri il Meccanismo europeo di stabilità come una extrema ratio anche perché nessuno stato l’ha finora richiesto.

Bene… in questo passaggio ci sono delle ovvietà e qualche inesattezza, diciamo.

Che i finanziamenti tramite Mes siano “a rientro” non credo ci sia bisogno di sottolinearlo ma che vadano a incrementare il debito pubblico sarebbe da discutere.

Come indicato in un post da Costantino De Blasi, uno degli membri fondatori del canale Liberi, oltre le illusioni, il Pandemic Crisis Support del Mes nasce l’8 maggio proprio per finanziare spese aggiuntive: le parole dei termsheets sono “supporting costs incurring since february 2020” che significa che possano essere finanziate tutte le spese effettuate a partire da febbraio, anche quelle già coperte con l’aumento dell’indebitamento o quelle a venire con l’obbligo che siano limitate al potenziamento del settore sanitario.

Se si volesse essere pignoli, poi, l’Italia ha già ricevuto l’ok per 27,4mld di euro dal programma Sure (Support to mitigate unemployment risks in an emergency), che altro non è che lo strumento finanziario europeo nato per proteggere i posti di lavoro messi a rischio dalla pandemia e con cui sarà finanziata sia la Cassa integrazione sia il supporto per i lavoratori autonomi, e si accinge a ricevere circa 209mld (di cui 81mld in sussidi a fondo perduto e 127 e rotti in finanziamenti agevolati) dal Recovery fund… questi non vanno, forse ad aumentare il debito pubblico?

Sicuramente la cosa che fa pensare, anche se ingenuamente, a una certa convenienza è quel “81mld a fondo perduto” del Recovery Fund ma qui, a monito, ci viene incontro Robert A. Heinlein con il motto, tratto da La Luna è una Severa Maestra, TANSTAAFL (There ain’t no such thing as a free lunch) che ricorda a tutti che “non esistano pasti gratis”, il conto qualcuno dovrà pure pagarlo.

Ecco, il punto è tutto qui.

Non è che se l’Unione Europea preveda un finanziamento a fondo perduto questo sia gratuito, in un modo o nell’altro quella cifra concessa andrà coperta e, necessariamente, questo avverrà o tramite la creazione di nuove imposte europee (tipo le ventilate tasse su internet, sulla plastica o sulle emissioni inquinanti) o tramite un aumento della contribuzione degli Stati membri che, di rimbalzo, significa un aumento degli oneri erariali verso Bruxelles.

Con la modifica del regolamento del Mes, che è già interamente versato attenzione, per fronteggiare l’emergenza Covid-19, le condizionalità previste per l’accesso ai fondi sono state quasi tutte eliminate, mantenendo il solo vincolo di destinazione dei fondi alla spesa sanitaria, cosa per cui potrebbero fare estremamente comodo fosse anche solo per rifinanziare le spese già sostenute dall’inizio della pandemia (quel “since february 2020” a supporto della memoria) con un finanziamento con un tasso d’interesse finito di circa lo 0,1%.

Ora molti commenti che si leggono sui social da parte dei sostenitori della maggioranza affermano che, viste le ultime emissioni di titoli pubblici a tasso negativo, convenga far riferimento alla “forza” finanziaria nazionale, dimenticando che si sta parlando di titoli con scadenza massima a tre anni, mentre i titoli decennali (circa il 50% del debito in essere) viaggiano su rendimenti superiori allo 0,5% anche e soprattutto per l’effetto dei programmi di acquisto della Bce, non dimentichiamocene.

Fosse anche solo per rifinanziare parte della spesa sanitaria, che nel 2019 è stata di 114,5mld di euro, senza emettere nuovo debito, quindi, richiedere i fondi Mes rappresenterebbe un vantaggio netto a livello di servitù di quest’ultimo.

Anche il pericolo dell’effetto stigma, paventato da Conte, cioè della “brutta figura di non riuscire a farcela con le proprie forze” è piuttosto vacuo come caveat poiché nei precedenti casi di intervento del Mes (cioè Grecia, Portogallo, Cipro, Irlanda e Spagna) mai si è vista una reale fuga dalle aste dei titoli di stato se non per un reale pericolo di default come avvenne in Grecia.

Diciamola tutta, poi, con un debito pubblico che veleggia, oggi, intorno ai 2’580mld di euro, pari a circa il 160% del Pil, 37mld l’ottenimento di questi fondi rappresenterebbero una quota del 1,4%, quindi relativamente ininfluente anche se assai utile per far fronte alle spese già sostenute o già rendicontate per il potenziamento della sanità.

Le condizioni richieste per accedere al Recovery Fund, invece, sono molto più onerose, partendo da un piano di riforme che deve essere avallato dalla Commissione Europea con una doppia maggioranza qualificata, di teste e di rappresentanza, e che comporterà anche l’abbandono da una parte di quella Quota 100 pensionistica tanto voluta dalla Lega da divenire uno dei punti di forza, poi, della propaganda pentastellata nonché, credibilmente, di quel Reddito di cittadinanza che, tutt’oggi, risulta essere l’unico vero istituto portato a terra dal Movimento Cinque Stelle e sbandierato come la grande rivoluzione a livello di sostegno al lavoro (su questo si potrebbe discutere, poi, anche ampiamente…).

In definitiva è difficile comprendere il rifiuto a priori dei fondi Mes se non per una pregiudiziale ideologica, trasversale anche con certe parti del centrodestra per onestà intellettuale, ma di certo non per i pretestuosi motivi dichiarati in conferenza stampa dal premier.

Perché, infine, gli altri stati non ne hanno fatto richiesta?

Basta dare uno sguardo ai bilanci nazionali di chi potrebbe aver diritto all’accesso al programma di aiuti, probabilmente, finanziariamente, non ne hanno bisogno!

 

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