Diciamo che dal 20 gennaio del 2017 (giorno in cui Trump prestò giuramento) a questa parte in molti casi è capitato di leggere e ascoltare due realtà parallele: da una parte quella dei fatti, oggettivi e inoppugnabili, in materia di economia, immigrazione e politica estera.
Dall’altra quella filtrata dalle lenti dei media mainstream e avversari politici, che si ostinano a volerci imporre il loro punto di vista a prescindere, come se quei fatti non esistessero.
Del paragone tra Obama e Trump ci siamo occupati in uno speciale di due puntate (che potete leggere qui e qui), da cui si evincono nitidamente – numeri alla mano – la venerazione nei confronti dell’ex presidente e la repulsione per il suo successore.
In questo contesto non ci dobbiamo quindi stupire della “timidezza” con cui viene accolta la notizia del balzo in avanti del Pil del +33,1% nel terzo trimestre dell’anno, con una performance ben al di sopra delle previsioni degli analisti.
Idem dicasi per la disoccupazione che, nonostante la pandemia, non solo non aumenta, ma continua a calare.
Fatti, non pugnette, direbbe il buon Paolo Cevoli, che forse (dico forse) dovrebbero spingere qualcuno degli estremisti del politicamente corretto a riflettere sui giudizi espressi riguardo ad alcuni atteggiamenti di Trump, che evidentemente (e giustamente) si pone l’obiettivo di non deprimere ulteriormente l’economia evitando di farsi portavoce di quel terrorismo mediatico che oltre a alimentare il malessere diventa la sponda perfetta per i delinquenti intenzionati a strumentalizzare una situazione di per sé già abbastanza difficile.