Se finora ci siamo abituati a giocare ai videogiochi con i supporti fisici come le consolle e gli hardware, nel prossimo futuro diversi giochi potrebbero funzionare solo con l’ausilio di una connessione a internet.
Le maggiori compagnie del settore infatti stanno investendo nel cloud-gaming, quel servizio che consente di caricare videogame su server virtuali e che permette agli utenti di giocare da remoto. A cominciare da Nintendo, che sulla sua piattaforma Switch ha lanciato dei giochi scaricabili online. Fra questi Control Ultimate Edition, l’ultima edizione di un videogame di spionaggio ambientato a New York, che nel corso della sua stora ha vinto ben 80 premi. Il gioco, seppur in fase di dimostrazione, è riservato a chi possiede un account Nintendo. Sony invece si è dimostrata più coraggiosa, tanto che nel 2014 ha messo sul mercato Play Station Now, anche se la versione definitiva in Europa è arrivata nel 2015.
Rispetto ai videogiochi tradizionali, quelli cloud sono compatibili con tutti i device: dai pc fino agli smartphone. Nonostante sia un mercato ancora in fase iniziale, i Big della tecnologia si stanno attrezzando per sviluppare servizi per i giochi in streaming, anche se provandoli (Google Stadia è il caso più lampante) si vede che necessitano di ulteriori perfezionamenti.
Prima di vedere una crescita vera e propria del mercato del cloud-gaming occorre un miglioramento generale delle infrastrutture, dato che, come tutti i servizi online, necessita di connessioni a internet adeguate.
GLI OBIETTIVI DELLE BIG TECH
Oltre alle multinazionali specializzate nel gaming, anche i Big Tech hanno allargato i propri orizzonti al cloud-gaming. Se Microsoft già da qualche anno ha lanciato l’omonimo servizio di game streaming, Amazon e Facebook si stanno attrezzando per mettere a punto piattaforme di gioco. Il gigante dell’e-commerce ha firmato un accordo con Ubisoft per la creazione del servizio Luna, un catalogo di 50 giochi online, compatibile con Pc, Mac, Fire Tv (la periferica di Amazon che trasforma qualunque televisore in una smart tv), iphone e ipad. Ad oggi è disponibile solo sul mercato statunitense, con un costo mensile di 5,99 dollari. Si tratta di una versione sperimentale, con alcuni aspetti (dalla grafica fino al caricamento) ancora da migliorare.
Simile nella formula, seppur a costo zero, è Facebook Gaming. Per poter accedere si deve andare nella sezione “Gaming” di Facebook e apparirà un elenco di demo di titoli a cui si può giocare. Dalle prime impressioni, sembra che la volontà del popolare social-network non sia quella di fare da concorrenza alle console o ai pc, ma quella di concentrarsi principalmente su titoli minori, destinati al mercato smartphone. Anch’essa, come Luna, è in sperimentazione sul mercato americano.
FRA SPERANZE E INCOGNITE
Insomma il cloud-gaming rappresenta l’innovazione nei videogiochi. Secondo uno studio di Newzoo, il mercato dei giochi da remoto registrerà un valore di 4,8 miliardi di dollari entro il 2023, con una crescita ancora maggiore prevista negli anni successivi. Geograficamente il Nord America e l’Europa genereranno rispettivamente il 39% e il 29% dell’intero valore futuro. Queste previsioni però non dicono che i videogiochi tradizionali saranno obsoleti, ma vedranno nuovi competitor.
L’avanzata del cloud-gaming però va di pari passo con lo sviluppo delle reti per la connessione a internet e ad oggi non tutti i paesi del mondo dispongono di infrastrutture. Con lo scorso lockdown abbiamo visto che proprio in Italia alcune attività didattiche o lavorative da remoto hanno registrato problemi, proprio perché in diverse zone (montuose o insulari), le linee si sono rivelate scadenti. Un problema che se non risolto per tempo potrebbe ripercuotersi anche sul tempo libero di tanti.
Matteo Melani