Amo immaginare il futuro, i tempi in cui non sarò più di questo mondo. Ogni tanto, magari, quando capito in un posto che mi piace particolarmente, mentre mi guardo intorno mi domando «chissà come sarà tra 2 o 300 anni» e un attimo dopo visualizzo gente vestita (o svestita) in modo strano, droni al posto delle auto e i nostri pensieri che ci fluttuano sopra alla testa, ovviamente perché siano visibili a chiunque.
Mi piace pensare al passo successivo, insomma, ovvero all’evoluzione che una determinata tecnologia sarà in grado di portare nelle nostre vite nei decenni a venire.
Ovvio che questo non significhi che io mi senta una sorta di Nostradamus de noantri, ma più semplicemente che col tempo ne ho fatto un vero e proprio esercizio, che applico alle cose che faccio e agli strumenti che utilizzo.
Lo trovo utile, dal momento che buona parte del mio lavoro consiste nel favorire processi innovativi e che senza sforzarci di guardare sempre un po’ oltre, saremmo tutto fuorché innovatori.
Se ci pensiamo, ogni generazione ha avuto la sua rivoluzione. Molti dei nostri nonni hanno vissuto buona parte della loro esistenza in case prive di corrente elettrica, l’acqua andavano a prenderla nel pozzo e il bagno era all’aperto.
Per i nostri genitori elettricità e acqua corrente sono presto entrati a far parte della quotidianità così come la radio e, qualche anno dopo, la televisione.
Letteralmente cresciuta a pane, tv e videogames, la nostra generazione (la X, quella dei nati tra il ’65 e il 1980) è nativa elettrica allo stesso modo in cui la generazione Z (che comprende chi è nato dal ’96 al 2010) è composta da ragazzi e ragazzi cosiddetti nativi digitali.
Per noi era scontato guardare un film o sfidarci giocando al personal computer così come per loro è naturale essere connessi e stare sui social.
Questa premessa per inquadrare la questione prima di divertirmi a mischiare le carte di presente e futuro focalizzandomi sul proseguo di alcuni dei cambiamenti che sono già in atto.
Il primo appuntamento è per domani con lo smart working, poi sarà la volta del mondo dell’informazione, privacy, democrazia digitale e gaming.
Ci vediamo nel futuro.