Se fino a qualche anno fa “lo Spazio” rappresentava una meta da conquistare, oggi è diventato un vero e proprio mercato. Negli ultimi anni, infatti, anche i privati hanno investito nelle missioni spaziali, non più per scopi di studio, ma per finalità commerciali.
Dal 2000 a oggi sono stati 6,3 miliardi i capitali investiti dai venture capital per missioni spaziali, lanci e costruzione di razzi o astronavi. Oltre alle multinazionali, il mercato ha visto nascere anche diverse start-up e piccole e medie imprese.
Inevitabilmente l’economia spaziale influenza anche i rapporti fra nazioni. Se la corsa alla conquista dello spazio extraterrestre è vissuta per anni sulla rivalità tra l’Unione sovietica e gli USA; oggi la nuova guerra commerciale vede fronteggiarsi soprattutto Stati Uniti e Cina.
La crescita e le nuove attività
Storicamente è stato il lancio del satellite Sputnik, avvenuto nel 1957, da parte dell’Unione sovietica a dare inizio all’Era spaziale, epoca che ha dato il via alle esplorazioni extraterrestri, fino allo sbarco sulla Luna. Per tutto il periodo della “guerra fredda” si trattava di attività eseguite da agenzie governative (l’RKA russa e la NASA americana).
Dai primi anni del nuovo secolo, però, sono nate imprese che, al di fuori degli enti spaziali statali, hanno iniziato a lavorare nella costruzione di razzi e viaggi nello Spazio.
Il primo esempio è forse quello del consorzio privato Eutelsat, che oggi ha sede a Parigi e che, dal 2001, ha messo in orbita e gestisce una flotta di 37 satelliti geostazionari che garantisco le trasmissioni televisive e le comunicazioni satellitari di mezzo mondo.
È stata, poi, la volta di Blue Origin, fondata da Jeff Bezos (già fondatore di Amazon), che ha iniziato a costruire delle capsule spaziali. Due anni dopo è nata Space X, anch’essa costruttrice di tecnologie aerospaziali e, nel 2004m Richiard Branson ha fondato Virgin Galactics, dedita al turismo spaziale.
Una fase di totale cesura con il passato che, oltre a aprire il settore ai privati, ha allargato il campo delle attività svolte dall’uomo fuori dalla Terra. Innanzitutto, è migliorata l’osservazione del Cosmo ma anche del nostro pianeta, così da monitorare le zone più pericolose come quelle a rischio terremoti o inondazioni. Poi l’oceanografia, cioè il controllo della temperatura degli Oceani e, infine, il monitoraggio per l’estrazione di materiali naturali.
Insomma, una vera e propria rivoluzione che ha portato cambiamenti epocali.
Le ripercussioni geopolitiche
Inevitabilmente l’attività nello Spazio e le grandi potenzialità economiche (oltre che militari) che offre influenza i rapporti fra Stati, non solo per scopi di difesa ma anche per favorire l’imprenditoria interna.
Cina e Stati Uniti sono le due potenze che stanno investendo di più nel settore aerospaziale. Pechino, con le sue iniziative, sta cercando di diventare leader. L’ultimo programma riguarda l’esplorazione del pianeta Marte, annunciata dal presidente Xi Jin Ping, il 24 aprile scorso, e che, nonostante il coronavirus (o grazie al blocco che ha causato negli USA) sta andando avanti. Ad oggi però si sa molto poco dei veri piani strategici del governo, anche perché la Cina non è certo abituata a informare la stampa riguardo alle proprie politiche.
Diverso l’approccio di Donald Trump che, di recente, ha approvato l’Executive Order On Encouraging International Support for the Recovery and Use of Space Resources, un ordine esecutivo per dare impulso alle esplorazioni sulla Luna a fini commerciali. La delibera, che riprende i principi di una legge approvata dal Congresso nel 2015, allarga ai soggetti privati il recupero e lo sfruttamento delle risorse dello Spazio, come acqua e minerali.
La politica di Trump ha tenuto conto anche dell’interesse pubblico e della Difesa, stanziando fondi alla Nasa e alla United States Space Force, il corpo miliare per la salvaguardia dello spazio extraterrestre. Aumentano anche gli investimenti del Giappone e dell’Australia.
In uno scenario così competitivo l’Unione europea sta, purtroppo, giocando come sempre un ruolo da comparsa. L’ultimo piano presentato dall’Esa, l’Agenzia europea aerospaziale, prevede l’impiego di uomini e mezzi solo per le missioni della Nasa.
Il futuro della space economy
Oggi, al di là degli investimenti pubblici e delle leggi, l’aerospazio rimane un mercato in espansione. Diversi neodiplomati scelgono facoltà universitarie legate allo studio di questo settore, quali: Ingegneria aerospaziale o Astronautica.
Anche qui, però, l’Università italiana è indietro rispetto a Paesi dove, negli ultimi vent’anni, sono aumentate le attività di studio che riguardano lo Spazio, non solo da parte delle pubbliche amministrazioni, ma anche da parte dei privati. Per esempio, molte aziende multinazionali hanno avviato ricerche per testare materiali compositi nello Spazio, così da verificarne la tenuta anche in condizioni estreme.
Malgrado il periodo di pandemia lo Spazio rimane un settore che in futuro potrà garantire sviluppo e posti di lavoro. Varrebbe la pena di “investirci” anche in attenzione, studio e sviluppo di competenze.