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Speciale QAnon

I riferimenti biblici di QAnon

Perché Q e i suoi seguaci utilizzano i riferimenti biblici con estrema continuità?

Va detto che chiunque nella storia, volendo, ha sempre trovato dei segni che presagivano la fine nel destino prossimo: dalle comete ai terremoti, dalle guerre alle pandemie.

È sempre stato così.

Nel 1831, ad esempio, il predicatore battista newyorkese William Miller iniziò a condividere pubblicamente la sua previsione su una seconda imminente venuta di Gesù Cristo. Miller alla fine asserì che questa apparizione sarebbe avvenuta il 22 ottobre 1844. Quando il 23 ottobre, al sorgere del sole, non fu riscontrata nessuna apparizione, Miller e i suoi seguaci furono ferocemente attaccati. Questo episodio è comunemente noto come “La Grande Delusione”. I cosiddetti Milleriti, però, non si arresero.

Il paragone è spesso utilizzato per descrivere i seguaci di Q. Travis View, uno degli host di un podcast chiamato QAnon Anonymous che sottopone Q a costanti analisi acute, ha affermato: «i seguaci di QAnon sono profondamente deliranti, profondamente investiti dalle loro credenze, così come lo erano i Milleriti». Appare evidente secondo questi analisti che questo fenomeno non scomparirà con la fine della presidenza Trump.

Più in generale, QAnon porta avanti una tradizione apocalittica che va avanti da millenni. Nel libro The Pursuit of the Millennium lo storico Norman Cohn ha esaminato succintamente l’emergere del pensiero apocalittico nel corso dei secoli.

«Questo modo di fare – scrive Cohn – è emerso in modo coerente nelle regioni in cui si stavano verificando rapidi cambiamenti sociali ed economici». Ciò, ad esempio, è avvenuto con le Crociate nel XI secolo, durante la Peste Nera nel XIV secolo, nella Valle del Reno nel XVI secolo e, come anticipato sopra, nella New York di Miller del XIX secolo.

Ciò, secondo molti storici, sta avvenendo nuovamente oggi negli Stati Uniti.

Secondo taluni QAnon potrebbe diventare un nuovo movimento religioso come gli “Avventisti del Settimo Giorno” o la “Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni”. Questa teoria è sostenuta dall’impressionante – e mai censito – numero di seguaci che Q ha, non solo negli USA ma, anche, oltreoceano.

Uno dei maggiori slogan utilizzati con chiaro riferimento alla fede è: «fidati del piano. Goditi lo spettacolo. Niente può fermare ciò che sta arrivando». Ciò non solo dimostra che fra la gente di QAnon la fede è forte ma rappresenta anche uno dei capisaldi su cui fondare l’adesione al movimento stesso. Molti degli esponenti di spicco dell’universo «espanso» di Q si dichiara credente oggi dopo essere stato per anni ateo.

D’altronde, come affermato, il fenomeno nasce da un evento, il Pizzagate, che implicava un traffico di minori e un sacrificio satanico. Un qualcosa che, per qualunque credente, è inaccettabile.

Molti seguaci di Q hanno affermato di aver abbandonato le loro famiglie per via di una mancata conversione del nucleo familiare. Molte famiglie abbandonate hanno più volte affermato di essere sconcertate nel vedere i loro cari prendere delle decisioni così dure e di totale rottura.

Secondo uno studente di dottorato dell’Università Concordia, Marc-André Argentino, la chiesa di Q è già pronta e l’obiettivo dei leader del movimento è molto semplice: «costoro – i leader, ndr – vogliono formare i congregati per formare delle congregazioni domestiche in futuro e far crescere il movimento». Secondo alcuni studiosi ciò sarebbe potuto accadere già durante il periodo di lockdown, poiché volevano farsi trovare pronti per le presidenziali.

Da ciò si evince anche come questo fenomeno stia spopolando in tutto il mondo: gli Stati Uniti potranno anche essere sempre meno religiosi, ma l’umanità nella sua interezza non cesserà mai di esserlo.

Appare, però, limitato il pubblico su cui questa teoria può fare presa. D’altronde il fenomeno Q nasce da una vittoria – quella di Trump del 2016 – non da una sconfitta. Joseph Uscinski, professore di scienze politiche dell’Università di Miami, ha affermato che «è strano che sia avvenuta una cosa del genere. Solitamente le teoria della cospirazione sono per i perdenti, per i vinti, non è solito aspettarsi che la parte vincente le utilizzi».

L’obiettivo, anche se non palesemente dichiarato, è quello di creare una comunità. La più grande possibile. E creare una comunità significa trasmettere messaggi – soprattutto tramite frasi fatte come quelle bibliche – e incutere paura per serrare sempre di più i ranghi.

Non è dato sapere se, alla fine, Q resterà una semplice teoria del complotto che alle volte azzecca e alle volte no. Non è dato sapere se si trasformerà in un movimento religioso avventista. Non è dato sapere se resterà sempre nell’ombra l’identità di “Q Clearence Patriot” a differenza dei seguaci che nella stragrande maggioranza dei casi ci mettono la faccia.

Ciò che appare chiaro, invece, è il disegno che questo fenomeno sta assumendo. E, anche, come mediaticamente stia diventando sempre più presente, per via anche dell’uso che Donald Trump ne continuerà a fare fino al giorno delle elezioni.

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