Ieri sera, alle ore 23.43, con qualche ora di anticipo rispetto alla canonica data del 21 giugno, il Sole ha raggiunto il punto di massima declinazione positiva sullo zodiaco celeste ed ha avuto inizio il solstizio d’Estate. Il cambio delle stagioni è, da sempre, aspettato come un lieto evento, festeggiato e celebrato sin dall’antichità.
Quest’anno, purtroppo, il Mondo intero sta combattendo contro un microscopico e terribile virus, che ha modificato le abitudini di vita di tutti quanti noi ma, nonostante gli uomini stiano vivendo a rallentatore questi mesi di vita, non credo che ci sia qualcuno che non ami essere accarezzato da un raggio di sole. Tra tutte le stagioni, quella estiva è la più bella: le giornate si allungano grazie alla presenza della luce sino a sera, il calore ti riscalda il corpo e invoglia a uscire e le persone sono più desiderose di stare in compagnia.
Io la adoro: è il periodo in cui la luce invade le stanze e le illumina di positività, l’aria è intrisa dei profumi dei fiori e gli uccellini cantano allegri sin dalle prime ore dell’alba, la pelle si colora e il cuore si riscalda. Tutti noi, almeno quelli dell’emisfero boreale, attendiamo l’arrivo di questi mesi per rigenerare il corpo e la mente e assorbirne tutte le energie.
Il 20 giugno è il giorno con più luce e, quest’anno, si trova collocato, suo malgrado, nel calendario bisestile di correzione della precessione degli equinozi. Gli anni bisestili, infatti, sono il frutto di un’invenzione dell’uomo: ogni quattro anni, per correggere la forza d’attrazione di Sole e Luna ed evitare lo slittamento delle stagioni, si introduce il “temuto” 29 febbraio.
Sorvolo sulla profezia dei Maya per la giornata di oggi mentre, questa mattina, anche se poco visibile dall’Italia, vi è stata un’eclissi solare, definita anulare, per la posizione della luna centrale al sole. Insomma, un 21 giugno 2020 particolarmente ricco di eventi planetari.
Ma torniamo al solstizio d’Estate. La parola “solstizio” deriva dal latino “solstitium” ovvero il sole che si ferma, così da richiamare il giorno con più luce dell’anno.
Nell’antichità si festeggiava il matrimonio del Sole e della Luna, nella convinzione che in quel giorno, dove il Sole sostava più a lungo in cielo, questi poteva incontrarsi e fondersi con l’amata Luna, scambiandosi le proprie forze, per poi rincontrarsi dopo sei mesi. Una storia d’amore infinita, creatrice di fertilità e abbondanza, dove gli opposti si attraggano per non lasciarsi mai. I Greci, poi, celebravano i “Kronia”, feste di fine raccolto, dove si festeggiava l’abbondanza dei raccolti e si ringraziavano i propri schiavi con un capovolgimento dei ruoli sociali: gli schiavi si sedevano a tavola, serviti dai propri padroni.
Il solstizio d’estate era inteso anche come simbolo del profondo legame tra il Cielo e la Terra, tra i vivi e i morti, tra la luce e l’ombra. Vennero, quindi, costruiti, con maestria e tecniche ingegneristiche quasi inimmaginabili per l’epoca, dei templi per mettere in contatto l’uomo con le manifestazioni naturali più importanti e il tutto avveniva attraverso la luce; si trattava dei cosiddetti “templi orientati”. Ancora oggi possiamo visitare molti di questi luoghi speciali e partecipare, in occasione del solstizio estivo, alle numerose manifestazioni che vengono organizzate.
Si potrebbe girare il Mondo poiché queste strutture magiche sono collocate ovunque e si illuminano con il sorgere del sole nel primo giorno di estate: il sito archeologico di Stonehenge nel Regno Unito, con il suo portale di pietra, posizionato in asse perfetto con il sole che sorge il giorno del solstizio, i cui raggi illuminano l’altare posto al centro del sito neolitico; Externsteine in Germania, dove in un luogo roccioso è collocata una cappella rupestre orientata verso est, al cui interno si trova un altare litico che viene illuminato da un solo dal raggio di luce, che entra dalla parete rocciosa, attraverso un foro, originato dal solstizio; a Giza, in Egitto, si può vivere un momento davvero unico quando il Sole tramonta, al centro, tra le piramidi di Cheope e Chefren, facendo comparire un preciso geroglifico denominato “Akhet”, che significa, appunto, “orizzonte” o “Montagna della luce”; Chaco Canyon, nello stato del New Mexico, dove gli antichi abitanti Chaco incisero dei particolari disegni sulle rocce, detti “petroglifi” e calendari lunari e solari, e posizionarono sulle spirali dei petroglifi dei lastroni di pietra, attraverso i quali passavano i raggi solari, formando delle vere e proprie frecce: in occasione del solstizio si illumina, ancora oggi, la freccia più lunga e luminosa, la più importante; nella Valle Camonica, in Lombardia, si trovano oltre 300.000 petroglifi, di cui molti legati ai cicli celesti, disegnati dall’antichissimo popolo dei Camuni, di età neolitica, che avevano già individuato e indicato i principali movimenti del Sole e ad Argimusco, in Sicilia, dove sono stati scoperti, tramite delle rocce posizionate millenni di anni fa, diversi allineamenti astronomici e al solstizio d’estate si può osservare il sorgere del Sole in prossimità dell’Aquila, la pietra che rappresenta l’emblema dell’intera area rocciosa.
Sempre nell’antico Egitto il solstizio d’estate precedeva l’apparizione della stella di Sirio, al cui comparire il Nilo inondava con le proprie acque ricche di limo le valli, rendendole fertili. Per questo motivo il calendario fu impostato così da far coincidere l’inizio dell’anno con l’arrivo di Sirio e del solstizio.
I Celti accendevano un fuoco nella notte del primo giorno d’estate, convinti che con quel gesto avrebbero trasmesso forza al Sole.
Oggi i Paesi del Nord sono quelli che propongono le celebrazioni più bizzarre: in Alaska il solstizio viene celebrato con una partita di baseball di mezzanotte, in Lettonia si festeggia con fuochi, balli e bagni nei laghi, in Finlandia, con la convinzione che sia propizio per incominciare un rapporto duraturo, le coppie si sposano nella data del solstizio. In Norvegia, nel 2010, costruirono in onore dell’Estate, il falò più alto del mondo: 40,45 metri.
L’archeologo britannico John Lubbock, che era anche un po’ poeta e un po’ filosofo, ha scritto: “Il riposo non è ozio, e giacere qualche volta sull’erba in un giorno d’estate ascoltando il mormorio dell’acqua, o guardando le nuvole fluttuare nel cielo, è difficilmente uno spreco di tempo”.
Direi che in questo periodo di grande tensione e di stress possiamo proprio regalarci qualche minuto o qualche ora per rilassarci, abbracciati dai raggi del sole.