Irritabili, capricciosi, disattenti, ma più affettuosi con genitori e fratelli e soprattutto “iperconnessi”. È quanto emerge dai risultati di una ricerca condotta attraverso la rete di Pediatri di famiglia[1] su un campione di genitori lombardi, sulla vita dei loro bambini durante il lockdown.
Il quadro che emerge dai dati evidenzia una “sostanziale tenuta” sia da parte dei bambini nell’accettare le limitazioni – più dell’80% dei piccoli le ha “accettate” – sia dei genitori nel gestire l’emergenza lockdown. Il 60 % di loro dice di “avercela fatta” se pur con “alti e bassi”.
I genitori hanno, però, registrato nella vita dei loro figli cambiamenti che debbono essere attentamente osservati e monitorati. Le routine della vita si sono modificate.
È stata riscontrata una maggior irritabilità e un aumento dei capricci e della rabbia (oltre l’81% nei piccoli, 68,2% i grandi) e nello stesso tempo si è osservato un miglioramento della relazione tra i figli e genitori (40% per piccoli e grandi) e di quelle tra i fratelli (32,8 %, i piccoli e 30% i grandi). Due aspetti fondamentali nella crescita come alimentazione e sonno, hanno subito rilevanti alterazioni durante il lockdown con differenti modalità tra piccoli e grandi.
Nei piccoli si è riscontrata una apprezzabile riduzione dell’appetito (32%) e una diminuzione delle ore di sonno (37,4%). Tra i più grandi invece si è riscontrato maggior appetito e una marcata difficoltà ad addormentarsi (72,4 per cento). Si è, poi, manifestato un rilevante calo dell’attenzione rispetto ai compiti quotidiani, più marcato nel caso dei più grandi (54,6% contro 83%).
È soprattutto la “dieta mediale” dei bambini che si è modificata: più televisione (più del 60% dei genitori lo afferma) ma soprattutto un uso molto rilevante dei dispositivi digitali e delle “connessioni”. I più piccoli si sono “connessi” per più di un’ora al giorno (solo il 20% non ha utilizzato dispositivi).
Predominano, in questo caso lo smartphone (66,4%) e tablet (55,2%) utilizzati per lo svago, per le relazioni con i familiari oltre che per i contatti la scuola o il nido. I più grandi sono stati davvero “iperconnessi”: tra le 4 e le 6 ore al giorno. I bambini tra i 6 e i 10 anni hanno utilizzato molto il notebook (70%) per la Didattica a Distanza: circa 3/4 ore al giorno con molta variabilità rispetto ai contesti.
Mentre hanno dedicato alle relazioni digitali con gli amici, ai social network (Instagram e You tube in particolare) e al gioco in-line tra le 2 e le 3 ore al giorno.
Per ciò che riguarda la scuola, i genitori dei più piccoli sottolineano come i legami educativi a distanza (LEAD) proposti dai Nidi e dalle Scuole dell’Infanzia, siano tati vissuti in modo positivo (39,6%), (il 41,5% dei genitori non si esprime in merito) e solo il 19% li valuta come “negativi”.
Nel caso dei più grandi la Didattica a Distanza, tanto criticata dai media, è invece sembrata adeguata per al 42,2 per cento dei genitori, anche se vengono evidenziate diverse criticità: la scarsa interazione con i docenti (42,1%), un grande impegno richiesto ai genitori (31,2%) e troppi compiti (20,3%).
«Quest’indagine – sottolinea Susanna Mantovani – è la prima fase di un percorso per monitorare se i problemi riscontrati permangono e per orientare e sostenere i genitori in futuro. Nell’insieme i genitori ce l’hanno fatta, ma sono ancora in ansia e hanno bisogno di supporto in questo tempo di straordinaria incertezza.»
[1]La ricerca Bambini e lockdown, la parola ai genitori è stata condotta dalla Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche Lombardia (Marian Picca, Paola Manzoni); dall’Università di Milano-Bicocca (Paolo Ferri, Chiara Bove, Piera Braga) e dal suo spin off “Bambini Bicocca” (Susanna Mantovani). Sono stati proposti ai genitori due questionari online parzialmente differenziati a seconda delle età: bambini di età compresa tra 1- 5 anni e bambini dai 6 ai 10 anni. La ricerca ha coinvolto più di 3.000 famiglie residenti in tutte le province della Lombardia.