Da Nashville, Tennessee, parte l’assalto finale verso la Casa Bianca che forse, il condizionale è d’obbligo di questi tempi, finirà il prossimo 3 novembre. È effettivamente la calma prima della tempesta, prima dell’esito della sfida che segnerà almeno i prossimi vent’anni negli Stati Uniti.
Donald Trump e Joe Biden si sono sfidati su sei argomenti principali: Covid-19, questione razziale, condizione delle famiglie americane, cambiamento climatico, capacità di leadership del presidente statunitense e sicurezza nazionale. Più l’argomento jolly: Hunter Biden, il figlio dell’ex vicepresidente. Trump ha invitato al dibattito Tony Bobulinski, socio di Hunter e suo accusatore. Biden ha bollato il tutto con un: «Basta fango sulla mia famiglia. Trump non sa cosa altro inventarsi per recuperare nei sondaggi».
Il tutto condito dai microfoni ad intermittenza come stabilito dalla Commissione sui dibattiti. Una scelta sacrosanta dopo il primo dibattito, una scelta per far sì che i contenuti abbiano la meglio.
Il primo argomento è stato l’attuale pandemia. Il presidente ha annunciato l’arrivo del vaccino entro poche settimane, ha aggiunto che sarà l’esercito a distribuirlo e ha accusato Biden di vivere in uno scantinato; Biden al contrario ha attaccato Trump e i suoi complimenti a Xi Jinping (gennaio 2020, ndr) oltre ad aver prospettato un suo piano – test rapidi, protocolli per aprire in sicurezza e indossare la mascherina – qualora dovesse essere eletto. Immediatamente collegato un botta e risposta sulle scuole. Boston ad esempio è stata l’ultima città in ordine cronologico ad aver attivato la didattica a distanza. La linea scientifica di Biden si scontra nuovamente con quella maggiormente pro-aperture di Trump.
Sulla sicurezza nazionale si parte dalle possibili interferenze elettorali da parte di Russia e Iran, come confermato dall’FBI. Biden ha attaccato pesantemente Trump, parlando dei rapporti che intercorrono fra lui e il suo entourage (chiaro riferimento a Rudy Giuliani) e la Russia di Putin (affermando che è un criminale). Qui è entrato in gioco Hunter Biden, attaccato da Donald Trump per un bonifico ottenuto, oltre ad attaccare l’amministrazione Obama sulla Crimea. Da qui – senza un valido motivo – si è passati alle dichiarazioni dei redditi del Presidente, altro segno che nonostante i microfoni silenziati, la moderazione non è stata all’altezza, per poi tornare alla Cina, noto cavallo di battaglia di Trump. Restando in Asia si è passati brevemente sulla Corea del Nord, dove Biden ha continuato ad attaccare la Casa Bianca come ha fatto su tutta la politica estera.
Il terzo segmento è stato sulla condizione delle famiglie americane, con annessa economia e sanità. Trump ha affermato di voler attuare il più famoso “repeal and replace Obamacare”, Biden ha affermato che è pronto alla Bidencare, ossia una Obamacare con opzione pubblica. Trump ha allargato il campo, portando nel discorso sia l’ala progressista dei democratici sia gli immigrati per tentare di attaccare il programma democratico; al contrario Biden si è mostrato come quel candidato calmo e riflessivo.
Dall’immigrazione – scontro fra i due sul famoso muro al confine con il Messico – e dalle politiche migratorie dei prossimi quattro anni (Biden ha affermato di voler dare la cittadinanza ad 11 milioni di immigrati irregolari e dei dreamers) si è passati alla questione razziale. Da Black Lives Matter a Lyndon Johnson e Abraham Lincoln, lo scontro sul razzismo è stato infuocato con posizioni chiaramente polarizzanti e differenti che ha rievocato anche fantasmi della sanguinaria storia razziale americana.
Il cambiamento climatico è stato un altro argomento divisivo. Trump ha difeso gli standard e i dati raggiunti dalla Casa Bianca in questi anni paragonandoli a quelli cinesi, Biden al contrario ha affermato che è necessario ridurre maggiormente l’inquinamento e ha ripreso il suo piano predisposto dalla sua task force.
La domanda finale è stata la stessa per tutti e due. È stato chiesto loro “cosa direbbero agli elettori nel giorno delle elezioni prima della chiusura dei seggi?”.
Trump ha parlato del successo economico prima del Covid-19, utilizzando la parola “successo” per cercare di far respirare un’ampia ventata di spirito americano. Biden al contrario ha parlato di unità e di ripresa, sanitaria ed economica.
Un’analisi del dibattito ci dice che Trump ha parlato al suo elettorato ma forse si è reso conto che ha più successo ai suoi rally, al contrario Biden più propenso a mostrarsi come quel candidato calmo e riflessivo che le persone – stando ai sondaggi – sembrano volere.
I tre eventi Black Swan del 2020 – pandemia, disoccupazione e questione razziale – erano imprevedibili e hanno segnato questo dibattito, così come queste elezioni. Alla fine ci sarà un vaccino efficace, l’economia si riprenderà anche se non sarà robusta come prima e si stanno compiendo progressi sulla riforma della polizia e su questioni annesse. Gli Stati Uniti d’America hanno ancora l’economia più grande e più forte, l’esercito più grande e più forte e così via. Alla fine tornerà la normalità e non appariranno più come l’uomo nudo che si intravede mentre la marea si ritrae.
Resta solo da capire chi sarà il prossimo Comandante in Capo.