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Prop 22, la California al voto sul riconoscimento degli autisti Uber

Oltre alle elezioni presidenziali, in queste ultime settimane negli Stati Uniti si è giocata un’altra battaglia su un terreno assai spinoso: quella sulla gig-economy.

Oltre alle elezioni presidenziali, in queste ultime settimane negli Stati Uniti si è giocata un’altra battaglia su un terreno assai spinoso: quella sulla gig-economy. In California lo scorso 3 novembre gli elettori hanno votato sul Proposition 22 (Prop.22), un referendum per il riconoscimento degli autisti Uber e Lync come dipendenti o lavoratori autonomi. Dai risultati è emerso che quasi il 58% ha sostenuto la proposta di rendere i conducenti di Uber e Lync come autonomi. contro il 42% che ha votato perché vengano inquadrati come dipendenti. Secondo l’ufficio del Segretario di Stato della California ha espresso un parere il 77% degli aventi diritto. Si tratta di una votazione su una parte rilevante dell’economia emergente che dà lavoro a tante persone.

Nonostante il referendum si sia svolto nella sola California, il risultato rimane di grande impatto per l’intero settore. Da anni infatti va avanti la querelle sulla gig-economy che ha coinvolto anche il mondo della politica e del sindacato. L’ultima pronuncia da parte di un organo giudiziario risale al mese scorso, quando il Tribunale Londra ha riammesso Uber a operare nella città dopo il blocco della licenza per violazioni alla sicurezza di autisti e passeggeri. Anche in Italia la multinazionale sta facendo i conti la giustizia, con l’inchiesta della procura di Milano per caporalato ai danni dei rider di Uber Eats. In Europa comunque l’unica pronuncia sul rapporto lavorativo è arrivata dalla Corte di Cassazione francese che ha stabilito che gli autisti di Uber vanno considerati come lavoratori dipendenti. La California invece è unico paese dove la questione è stata sottoposta a referendum.

Ma come si è arrivati a questa decisione? Negli ultimi anni i tribunali californiani  hanno ricevuto diverse richieste di risarcimento per benefit non riconosciuti (assicurazioni, congedo retribuito per malattia, il rimborso spese, straordinari e salario minimo) da parte di autisti Uber e Lyft e lo scorso maggio il governo della California ha chiesto ai due colossi un’ingiunzione di pagamento per danni. Ciò che ha acceso lo scontro però è una legge approvata lo scorso gennaio dal Palmento della California che identifica gli autisti di trasporto automobilistico privato come dipendenti delle aziende in cui prestano servizio. Dai loro uffici Uber e Lync hanno bollato la norma come pretestuosa, spiegando che proprio a causa dell’emergenza Coronavirus la stragrande maggioranza degli autisti desidera lavorare in maniera indipendente, precisando che l’app rispetta la legge. Così hanno presentato una petizione per abrogare la norma attuale e inquadrare autisti e fattorini come lavoratori autonomi. Il risultato però non è un’apripista al lavoro selvaggio. Oltre allo status di indipendenti, Proposition 22 prevede che le decine di migliaia di conducenti californiani ricevano anche un risarcimento come un reddito minimo garantito, un contributo alla salute e altre assicurazioni a seconda del numero di ore lavorate alla settimana.

“Gli elettori della California hanno votato per non eliminare il lavoro indipendente ma per renderlo migliore”, afferma Uber. Intanto dopo la votazione i titoli di Uber e Lync sono saliti rispettivamente del 13,67% e del 15,86%.

 

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