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Smart working: qualità e velocità o perderemo il posto

Ci auguriamo tutti che questo sia veramente l’ultimo scorcio di pandemia e che, finalmente, nel giro di alcuni mesi riprenderemo gran parte delle nostre abitudini, tra le quali la condivisione degli spazi lavorativi.

Ora che ci siamo ancora dentro in molti vivono il ricorso allo smart working come una panacea, ma siamo davvero sicuri che quando l’emergenza sarà terminata le esigenze saranno le stesse? Il mercato è già cambiato e le aziende più strutturate hanno vissuto la pandemia come uno stress test da utilizzare per ottimizzare i costi.

Spero di sbagliarmi, ma temo che questo significhi che molti posti saranno tagliati per essere sostituiti con freelance che potranno sì lavorare comodamente da casa, ma a condizioni economiche completamente differenti.

Attenzione, se è vero che a molti potrà stare bene perché in teoria avranno meno spese e più tempo, bisogna tenere conto che l’eliminazione del vincolo territoriale aprirà ulteriormente il mercato a forza lavoro proveniente da paesi nei quali i livelli retributivi sono infinitamente inferiori ai nostri.

Ergo, i compensi si livelleranno ulteriormente verso il basso e la competizione aumenterà, quindi bisognerà puntare sempre di più sulla qualità che saremo in grado di offrire, coniugandola con la velocità d’esecuzione che ci consentirà di gestire in modo efficiente più progetti.

Argomento che vi consiglio di approfondire con questo articolo e anche con questo.

 

lo speciale continua dopo l’Epifania

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è consulente di marketing strategico, keynote speaker e docente di branding e marketing digitale all’International Academy of Tourism and Hospitality. È stato inviato di «Vanity Fair» negli Stati Uniti per seguire Donald Trump, a Kiev per la campagna elettorale di Zelensky, collabora con diversi media ed è autore di 10 libri. Nel 2016, per promuovere la versione inglese de Il Predestinato ha inventato la sua finta candidatura alle primarie repubblicane sotto le mentite spoglie del protagonista del romanzo, il giovane Congressman Alex Anderson. Una case history di cui si sono occupati i principali network di tutto il mondo.

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