«Non permettete che il brusio delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore» è una delle frasi di Steve Jobs a cui sono più affezionato: la pronunciò durante il celebre discorso agli studenti di Stanford per spronarli a non lasciarsi fermare dagli scettici che troveranno sul loro cammino.
Concetto fondamentale per chiunque abbia intenzione di mettersi in gioco, che ho messo al centro di un articolo in cui ho raccontato le non poche difficoltà riscontrate da Mark Zuckerberg prima che Facebook esplodesse definitivamente.
D’altra parte se chi innova si posizionasse “dentro gli schemi” già conosciuti da tutti, allora significherebbe che non sta innovando sul serio. Un innovatore parte da una visione e concretizza qualcosa che fino a un momento prima non esisteva, e lo fa seguendo il filo di Arianna che ha dentro, nella certezza che porti al successo.
Così fece Steve Jobs, che si dovette scontrare a più riprese con interlocutori che molto semplicemente non erano in grado di comprendere la sua visione, e per questo valutavano qualcosa di straordinariamente “avanti” utilizzando criteri vecchi e quindi inadeguati.
Argomento di cui scrive con particolare efficacia Steve Wozniak nel suo iWoz , l’informatico che insieme a Jobs creò Apple:
«Ci saranno persone – e sto parlando della maggioranza, praticamente tutte – che pensano solo in bianco e nero. Forse non riescono a capirlo perché non sono in grado di immaginarselo, o forse soltanto perché qualcuno ha già detto loro che cosa è utile e va bene, e la vostra idea non rientra in quello che hanno sentito Non lasciatevi scoraggiare. Ricordatevi che stanno solo assumendo il punto di vista che corrisponde al pensiero del momento, conoscono soltanto ciò a cui sono esposti. In fondo si tratta di una forma di pregiudizio del tutto contraria allo spirito d’invenzione.»
In questo senso non molti sanno che il 16 settembre è una data emblematica nella storia di Steve Jobs, perché unisce due eventi del tutto speculari: il giorno in cui fu costretto ad abbandonare la sua Apple (1985) e quello in cui si riprese il posto di CEO (1997).
Stesso giorno a 12 anni di distanza, e poco importa che si tratti di un caso oppure di una scelta brillantemente studiata a tavolino.
L’allontanamento da Apple
«Vuoi vendere acqua zuccherata per tutto il resto della tua vita o vuoi cambiare il mondo?», fu la frase che Steve Jobs pronunciò per convincere John Sculley a lasciare la Pepsi per sposare la causa di Apple. Correva l’anno 1983. All’inizio il rapporto tra i due decollò ma, con il sopraggiungere dei primi risultati inaspettatamente negativi per il Macintosh, il consiglio d’amministrazione cominciò a premere affinché Jobs lasciasse ogni incarico operativo per assumere la direzione di un’unità creata su misura per lui, che lo avrebbe dovuto accompagnare nello sviluppo di nuove tecnologie. Jobs invece sosteneva che il calo delle vendite fosse dovuto al prezzo troppo alto fissato da Sculley e che bisognasse investire maggiori risorse in Macintosh Office. Fu così, che il 16 settembre del 1985 il creatore di Apple venne messo nelle condizioni di doversene andare.
NeXT e la startup di George Lucas
Lo stesso giorno in cui diede le dimissioni Steve Jobs presentò i documenti per costituire la sua nuova società, la NeXT Computer, che di fatto fu la sua vendetta nei confronti della dirigenza di Apple. L’obiettivo era quello di creare computer nettamente migliori rispetto a Apple che, sotto la guida di Sculley, abbandonò l’idea di innovare e si mise in competizione con IBM. Sempre in quel periodo, Jobs fece uno dei suoi investimenti migliori acquistando la startup di George Lucas, che a quel tempo non aveva ancora prodotto il suo primo lungometraggio: si trattava della Pixar, che nel 1995 debuttò con Toy Story.
Il ritorno ad Apple
L’avventura di NeXT durò 10 anni ma non fu certo esaltante. Diciamo che a Jobs servì essenzialmente per due cose: fare pratica e migliorarsi nel ruolo di CEO e produrre un ottimo sistema operativo, il NeXTStep, diventato poi la base per l’OS X. Infatti, nel dicembre del 1996 Apple acquisì NeXT per 400 milioni di dollari, riportando Jobs a Cupertino. Dopo le dimissioni del CEO Gil Amelio, Jobs si offrì per ricoprire la carica fino a quando il consiglio non avesse trovato qualcuno all’altezza. Il 16 settembre del 1997 il creatore di Apple fu nominato CEO ad interim, poi ribattezzato iCEO.
Tutto il resto è storia.