Fa male, il dolore per quei due ragazzi morti ammazzati a Trieste, perché erano i figli e i fratelli coraggiosi, quelli che avevano deciso di guadagnarsi da vivere vegliando su di noi: per farci stare tranquilli quando rientriamo a casa di notte, per neutralizzare chi stronca le esistenze di migliaia di giovani vendendo loro droga, per combattere ogni sacrosanto giorno chi ruba, ammazza, truffa, alza le mani, fa violenza psicologica e chi più ne ha più ne metta.
Non è un bel mondo, quello in cui viviamo, ma se a proteggerci non ci fossero donne e uomini che come i poveri Pierluigi e Matteo hanno deciso d’indossare una divisa, sarebbe l’anarchia totale. Sono loro, le Forze dell’Ordine e le Forze Armate, la parte migliore di uno Stato che laddove non è corrotto è incapace; sono loro, che rischiano la vita per stipendi da fame e con mezzi del tutto inadeguati, a rappresentare autorevolmente sentimenti come l’onore e l’amor di Patria, a tenere alto e vivo il nostro Tricolore.
Il sentimento di vicinanza che centinaia di triestini stanno esprimendo recandosi a lasciare un segno di ringraziamento a quei due sventurati ragazzi è segno che, vivaddio, nel nostro sciagurato paese c’è ancora del buono, anche se è impossibile non osservare come siano invece molti, troppi i rappresentanti di partiti e istituzioni che non perdono occasione per denigrare l’operato delle Forze dell’Ordine, talvolta anche rendendosi protagonisti di sceneggiate oggettivamente penose come certune a cui abbiamo assistito qualche giorno fa.
Tra le tante persone che in queste ore stanno rendendo omaggio a Pierluigi Rotta e Matteo Demenego ci sono molti bambini, figli di genitori che dimostrano di sapere che il senso dello Stato lo si deve insegnare e che l’unico modo per farlo compiutamente è dando l’esempio, e allora non stanchiamoci mai di spiegare ai nostri figli che libertà non ce la regala nessuno e anzi, dopo averla conquistata va difesa, che è esattamente ciò che fanno le nostre amiche e i nostri amici che indossano una divisa.