Quello moderato da Bruno Vespa è stato un dibattito da cui Salvini e Renzi sono usciti tutto sommato illesi, mettendo però in evidenza un aspetto sopra tutti, che con ogni probabilità dice molto sul rapporto inversamente proporzionale di consensi tra i due: l’empatia.
Un botta e risposta che si è sviluppato sui trend topic delle ultime settimane: nuovo governo, tasse e immigrazione, con l’aggiunta di qualche battutina personale qua e là.
Da una parte Matteo Renzi, che a causa del suo approccio ostinatamente arrogante vanifica i propri (a dire la verità ormai pochi) punti di forza, non rendendosi conto che le continue provocazioni su Papeete, sagre e longevità politica erano splendidi assist al segretario della Lega.
Dall’altra Matteo Salvini, oggettivamente bravo a rintuzzare mettendosi sempre dalla parte del popolo, che funge da liquido di contrasto capace di far apparire criticità che in termini di comunicazione sono oggettivamente drammatiche, perché derivano da una convinzione errata di Renzi, che pensa di essere un campione di comunicazione, mentre i fatti dicono che è dal 2014 che non ne azzecca più una: quando si acciglia, sembra quasi che pensi «la boria mi darà ragione», o qualcosa del genere.
Detto questo, come ha affermato lo stesso Salvini, è un peccato che sia stata soltanto un’amichevole, una partita alla Playstation, insomma, un’esibizione senza nulla in palio; perché nel 2019 ci piacerebbe molto che anche in Italia i protagonisti di un dibattito come quello di ieri non si sfidino tanto per farlo, ma per governare il paese.