Diceva Milton Friedman, che se il deserto del Sahara fosse gestito dallo Stato, dopo 5 anni ci sarebbe carenza di sabbia. Ora, mi rendo conto che sulle tasse da decenni leggiamo tutto e il suo contrario, ma vivaddio, ci fosse stato un politico tra destra e sinistra dotato di attributi sufficienti per dire le cose come stanno, e cioè che la pressione fiscale è alta non soltanto a causa dell’evasione, ma anche e probabilmente soprattutto per colpa del costo dello Stato.
Il problema è che nelle pieghe di quei capitoli di spesa ci sono interessi che toccano tutti i partiti che, quindi, quando affrontano l’argomento utilizzano una sorta di neolingua composta da termini generici scelti con l’obiettivo di aggirare le vere questioni.
Così, ascoltando i talk e leggendo i giornali, quando si tocca l’argomento tasse veniamo bombardati da termini vuoti come spending review, riduzione del debito, costi standard e turnover che, però, sono i parafulmini dei reali motivi per i quali noi contribuenti veniamo trattati alla stregua di limoni da spremere fino all’ultima goccia per mantenere un “sistema” elefantiaco che, come se non bastasse, oltre a rappresentare un costo ormai insostenibile, è a tutti gli effetti l’elemento che inceppa il meccanismo di produttività ed efficienza.
Parliamo di burocrazia, malagiustizia, cattiva gestione della pubblica amministrazione con sprechi annessi e connessi, per non parlare dell’inadeguatezza di un sistema politico che produce soltanto instabilità e classi dirigenti impreparate e autoreferenziali.
Un recente studio della CGIA di Mestre mette perfettamente a nudo la situazione in tutta la drammaticità che è propria dei numeri che, al di là dei campanili politici e dei tentativi di manipolazione da parte delle rispettive macchine della propaganda, sono la cartina di tornasole di un Paese che puo’ essere guarito soltanto con una cura da cavallo abbinata all’ormai mitologico elettroshock fiscale di berlusconiana memoria.
GLI SPRECHI VALGONO IL DOPPIO DELL’EVASIONE
I numeri dicono esattamente questo: a fronte dei 110 miliardi dell’evasione, gli sprechi di cui sopra corrispondono a 200 miliardi all’anno, una cifra monstre, soprattutto se consideriamo che – al netto della disonestà degli evasori di professione – è tra le concause anche della prima: non è infatti un mistero che l’equità fiscale disincentivi l’evasione mentre, al contrario, un sistema fiscale coercitivo come il nostro, peraltro forte con i deboli e debole con i forti, talvolta mette i povericristi nella scomodissima condizione di dover scegliere se pagare gli stipendi oppure le tasse.
E ADESSO ARRIVA PURE IL CONTE TAX
In effetti ci mancava, un governo sciagurato come il Conte bis. Il più classico degli acquazzoni sul bagnato che più bagnato non si puo’. D’altra parte cos’altro ci si poteva aspettare da un patto tra due compagini che fino al giorno prima s’insultavano a tal punto da finire in tribunale? Che mantenessero sul serio la promessa di non aumentare le tasse? Suvvìa, non sarete ingenui fino a questo punto! Oltretutto parliamo di forze politiche che nel Dna si portano un’attitudine che è assolutamente contraria a qualsivoglia forma di buonsenso in termini economici, ovvero di aumentare le tasse a chi lavora per dare soldi a chi se ne sta a casa. Vedi alle voci “Reddito di cittadinanza” per quanto riguarda il M5S e “Lavori socialmente utili” per la sinistra, cioè l’assistenzialismo che viene spacciato per stato sociale.
Così, quella che si staglia all’orizzonte, è una manovra che ha il sapore di una vera e propria mazzata per milioni di italiani, a cominciare di quegli sciagurati che sono titolari di una Partita IVA e che si vedranno cancellare con un sostanziale colpo di spugna una delle poche cose buone fatte recentemente, ovvero l’esensione del regime forfettario fino a 65mila euro. Una iattura per tanti professionisti dopo che avevano appena cominciato ad avere un minimo di ossigeno in più.
Per quanto ci riguarda, qui su Orwell.live, vi terremo aggiornati su tutti i balzelli che nostro malgrado saranno introdotti dalla manovra firmata dal Conte Tax e dall’allegra (eufemismo) combriccola formata da Di Maio, Renzi, Zingaretti e compagnia cantante.
Adesso ci pensano loro, stiamo sereni.