Dalla Georgia al Sud Africa, nell’ultima settimana, una serie di attacchi informatici hanno colpito diversi obiettivi, bloccando siti e portali di banche, municipi e televisioni.
Il 28 ottobre scorso nella Repubblica della Georgia (situata sulla linea di demarcazione tra Europa e Asia e sotto diretta influenza russa) si è registrato l’attacco hacker più importante e pericoloso della storia del Paese, con qualcosa come 2000 siti oscurati, fra cui quelli di molte Agenzie del governo, di Tribunali e di giornali locali.
Alcuni indirizzi web sono risultati irraggiungibili, mentre sulle homepage di molti altri è apparsa la foto dell’ex presidente georgiano Mikheil Saakashvili (anti-russo e filo americano) con la scritta “I’ll be back”, “tornerò”. Al momento, ovviamente, non si conoscono gli autori dell’attacco, ma sicuramente si tratta di una matrice politica e non si esclude che sia una sorta di “controssomossa” della Cia, in risposta ad attacchi di hacker russi.
Ancora più grave l’attacco che ha colpito Johannesburg, in Sudafrica. Shadow Kill Hackers, gruppo internazionale di hacker, giovedì scorso è riuscito a entrare nei sistemi informatici della città manomettendo piattaforme di archivi di dati e di pagamenti e bloccando ogni operazione. Come “riscatto”, per sbloccare i siti ha richiesto 4 Bitcoin, pari a più di 36mila dollari.
Il sindaco, però, non si è piegato e le autorità di sicurezza sono riuscite dopo ore a ripristinare quasi tutti i servizi. Già a luglio una società cittadina di distribuzione elettrica era stata colpita da un attacco malware.
Nonostante il ripetersi di questi episodi da parte di hacker organizzati (per motivi politici o economici) il rischio di attacco informatico sembra essere ancora molto sottovalutato da parte delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni.