Dove vuole arrivare Elon Musk? Sono in molti a domandarselo, in tutto il Pianeta.
Negli ultimi anni, dopo aver letto decine di libri, ascoltato interviste, analizzato e cercato di interpretare migliaia di suoi tweet ho maturato la convinzione che a Musk più che il «dove» interessino il «quando» e il «come».
Prima degli altri?
Preferibilmente sì, ma non è un dogma, o quantomeno non è il fine. Anzi, in alcuni casi è addirittura preferibile che siano altri ad aprire la strada, in modo da capire se il progetto abbia mercato e di quali dimensioni, lasciare che emergano vantaggi e svantaggi del contesto e poi, dopo aver elaborato la sua visione, entrare con un modello di business alternativo e disruptive.
Il vertice di Londra a cui ha partecipato il presidente Meloni ha riportato il tema dell’intelligenza artificiale al centro del dibattito: alcuni mesi fa, nel mio ultimo libro “Tu sei il messaggio” fui il primo in Italia a riprendere lo scoop di The Information che rivelava che Elon Musk era già al lavoro per «sviluppare un’alternativa a ChatGPT, che egli stesso ha ribattezzato WokeAI – ovvero “intelligenza artificiale woke” – spiegando che l’algoritmo di ChatGPT è addestrato per escludere dai propri testi termini, argomenti e personaggi non omologati alla narrazione del politicamente corretto».
Politica e marketing
Da Kennedy in poi il confine tra marketing e politica si è sempre più assottigliato e, con l’avvento del web, è quasi svanito ed ha partorito il fenomeno della polarizzazione, da cui è originato questo nuovo bipolarismo che vede contrapporsi il popolo da una parte e l’establishment globalista d’altra.
Oggi la politica è anche (e in alcuni casi soprattutto) marketing e Musk è il più grande imprenditore al mondo: tutta la Silicon Valley si è posizionata con l’establishment, mentre lui ha compiuto una scelta diversa.
In questo modo ha creato il suo oceano blu, andando a posizionarsi sul target dei conservatori oggetto della censura del maistream. Truth, il social di Trump o altri alternativi come Gettr non hanno nemmeno provato a sfondare fuori dagli Usa, banalmente perché non gli interessa.
Musk si è trovato davanti una prateria e la sta sfruttando rivolgendosi a tutte le persone normali che numericamente rappresentano la cosiddetta maggioranza silenziosa, ben sapendo che la prima regola della comunicazione è farsi capire.
Molti attaccano Musk per il suo modo di comunicare, mentre lui se ne fa beffe dimostrando di aver imparato la lezione di Trump, che infatti è sempre stato criticato per il suo “vocabolario limitato”. Almeno online. L’importante è che il messaggio arrivi e attecchisca e, visto che in tutto il mondo parlano di lui, direi che ci sta riuscendo.
Ribaltare il paradigma dei social
Perché spendere 44 miliardi per comprare Twitter, che tra l’altro ora vale la metà? Vorrà farne un WeChat (l’app che i cinesi utilizzano praticamente per tutto e che, come spiegato in questo articolo, è un potentissimo strumento di controllo del regime comunista) occidentale?
Altri interrogativi assai ricorrenti.
Ritengo che Musk sia ancora più ambizioso e che voglia invertire il paradigma attuale dei social: e infatti è stato il primo ad avere il coraggio di rivolgersi ai propri utenti dicendo: pagami e ti farò vivere un’esperienza migliore.
Non a caso si rivolge direttamente ai content creator: nella sua mente X sarà social e media, ovvero chi crea notizie non dovrà più avere la necessità di passare da un editore e da una testata, ma le pubblicherà direttamente su X, guadagnando soldi. Infatti alcuni giorni fa ha scritto che «ormai i giornali pubblicano quello che abbiamo letto su X il giorno prima».
È una sfida all’attuale duopolio Google-Meta attraverso il lancio del concetto di Smart Journalism, tema sul quale vi invito a leggere questa mia analisi pubblicata nel gennaio 2021.
Chiaro che di lui continuerò a occuparmi, analizzandone incognite e (presunti) punti fermi. Tra questi vi è certamente che oggi Musk sia indubitabilmente tra gli uomini più influenti del pianeta.
Un innovatore che detesta autenticamente la deriva woke, ma che ha una sua visione delle cose, che è mutevole in base al contesto geopolitico. Ora sta investendo in un’alternativa wokefree a ChatGPT, e questo ci piace, ma anche in Neuralink e questo potrebbe piacerci meno.
Personalmente, se l’alternativa sono Zuckerberg e Co, mi tengo stretto Musk.