No, non siamo impazziti per il gran caldo, ma pensiamo davvero esista un fattore comune a queste attività. In realtà la questione è molto semplice: tutte quante prevedono la reazione precisa a un attacco, incanalando e sfruttando la forza dell’avversario per virare la situazione a proprio vantaggio.
Tralasciando il mondo delle arti marziali, ci concentreremo su come questa formula sia stata applicata con successo proprio nel campo della comunicazione, lontani (se non in contrasto) dai sensazionalismi e dalle mode che dilagano per “fare notizia” e incrementare like e seguaci.
Uno dei primi esempi lo troviamo nella vicenda che ha visto protagoniste la trasmissione “Report” e l’ENI, il 13 dicembre di quattro anni fa.
Il programma d’inchiesta indagava circa l’ottenimento di una licenza per sondare i fondali marini nigeriani, secondo Report ottenuta da ENI attraverso il pagamento di una maxitangente di proporzioni mai viste. Un attacco diretto, quindi, e apparentemente senza diritto di replica, se non tramite le consuete dichiarazioni degli uffici stampa che, di solito, arrivano dopo che il pathos del momento è passato e il pubblico si è già fatto un’opinione.
La replica di ENI, però, non è rientrata nei mezzi canonici finora utilizzati dalle società: è stata incalzante e strategicamente preparata tanto quanto l’accusa. Infatti, durante la trasmissione stessa ENI ha risposto tramite un “live tweet”, una contronarrazione colpo su colpo, producendo documenti e infografiche per smentire o fare chiarezza circa le notizie riportate.
Nessun sensazionalismo, quindi, ma ricerca della verità o, quanto meno, tentativo di ristabilire un equilibrio tra le affermazioni fatte, evitando un processo mediatico sommario, portato avanti univocamente da un singolo attore. La produzione di contenuti precisi ed efficaci e la scelta del canale social giusto (Twitter accosta fluidità e contenuti), hanno cambiato la dinamica del classico confronto televisivo e ridefinito la relazione tra TV e social network.
Se si parla di reputation managment, la differenza la fa il pubblico che sta dietro al device e come voglia approfondire le informazioni che riceve con atteggiamento critico. La qualità, come in tanti altri campi, è per chi non si accontenta. In questo caso per tutti coloro che non si sono accontentati della verità di un solo media.