Evviva. Hillary Clinton ha ufficialmente rimesso piede alla Casa Bianca non più da First Lady, ma da 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Il suo Inauguration Day è già storico non tanto perché Hillary sia la prima donna a essere diventata presidente, ma sopratutto perché il suo giuramento ai piedi del Campidoglio è stato salutato dalla folla più grande che la storia ricordi, giunta a Washington da ogni parte d’America per celebrare colei che è stata capace di scongiurare il pericolo della deriva populista e autoritaria che una vittoria di Donald Trump avrebbe certamente comportato.
Invece no, grazie a Dio ha vinto lei, la donna che ha saputo tener fede ai pronostici aggiudicandosi tutti gli Stati in bilico raggiungendo, così, la maggioranza dei grandi elettori, e poco importa se l’aspirante dittatore dalla buffa criniera non trovi niente di meglio da fare che attaccare il sistema di voto sventolando quell’inutile vessillo che è la vittoria nel voto popolare.
Peccato, però, che ci sia ancora qualcuno che non intende accettare la sconfitta e che, con i suoi atti di teppismo ha macchiato una giornata memorabile. Si tratta dei 217 arrestati e dei loro fiancheggiatori, delinquenti del cosiddetto popolo di Trump, che hanno dimostrato la loro chiara matrice intollerante e xenofoba mettendo a ferro e fuoco il centro di Washington appena dopo che la Presidente Clinton aveva prestato giuramento. Vetrine distrutte, auto date alle fiamme, scene d’isterismo collettivo in piazza e slogan ai limiti dell’eversione: tecniche di guerriglia chiaramente riconducibili agli ambienti dell’estrema destra, che nel corso dei decenni ci hanno tristemente abituati alla loro predisposizione a fare ricorso alla violenza. Questo è, d’altra parte, il retaggio ideologico antidemocratico che in America sembrava sopito e che, invece, Trump ha riesumato grazie alla barbarie del suo essere.
Poi, come se non bastasse, il giorno successivo, la manifestazione delle “Donne per Trump” che, non certamente a caso, hanno dimostrato quale sia il loro grado di sottomissione alla figura del maschio dominante e la loro naturale predisposizione alla mercificazione del sesso facendosi arringare da Madonna, che nel corso della campagna elettorale promise sesso orale a chiunque avesse votato il pagliaccio newyorkese, ma anche da Miley Cirus e Lady Gaga, due pop star che sul palco, più che per le loro doti vocali, riscuotono successo per loro movenze da attrici hard nonché per la blasfemia di alcuni dei loro videoclip. Esempi certamente negativi, che altri non potevano sostenere, se non uno spregevole uomo come Donald Trump, che ha sempre approfittato della sua posizione di potere per “sedurre” le sue prede.
Una manifestazione senza alcun senso, visto e considerato che le elezioni si sono democraticamente svolte l’8 novembre scorso, e che Hillary Clinton le ha vinte. Ogni americano dovrebbe accettarla come presidente e, quanto meno, giudicarla in base ai fatti. Invece no, il dna marcatamente fascista agisce sulle loro menti impedendogli di concepire il principio di democrazia che, tutt’al più, accettano solamente nel caso in cui vinca il loro candidato.
Nel frattempo, mentre il marito Bill con grande senso del dovere si è assunto l’onere di fare da mentor alle nuove stagiste della Casa Bianca, Hillary ha subito intrapreso la sua attività presidenziale firmando alcuni decreti distensivi e di assoluto buonsenso come la “no fly zone” sulla Siria, l’introduzione di nuove sanzioni nei confronti della Russia e l’aumento dell’imposizione fiscale per tutti i redditi superiori ai 200mila dollari.
Un piccolo passo per il giornalismo, un grande passo per la verità.
dal Giornale d’Italia del 31 gennaio 2017