Mark Zuckerberg ci ricasca. Nonostante le rassicurazioni sul rispetto delle privacy, Facebook finisce di nuovo sotto la lente delle Autorità italiane. Questa volta è l’Agcm (Autorità garante della Concorrenza e del Mercato) che, nei confronti del colosso social-network americano ha mosso l’accusa di inottemperanza a un provvedimento emesso a fine 2018.
L’inchiesta riguarda lo slogan “iscriversi è gratis e lo sarà per sempre” giudicato dal Garante ingannevole. Infatti, al momento della registrazione, la piattaforma raccoglie i dati dei futuri iscritti che costituiscono un valore economico (e che poi utilizza per finalità commerciali) senza avvisarli correttamente di questo utilizzo.
In questo modo gli utenti sarebbero indotti ad assumere una decisione che, al contrario, probabilmente non avrebbero preso.
Secondo quanto accertato, la scorrettezza della pratica commerciale è andata avanti almeno dal maggio nel 2008, quanto in Italia Facebook stava raccogliendo i primi iscritti. Così l’Autorità già nel novembre 2018, aveva multato l’azienda di Zuckerberg, chiedendo anche la rimozione dello slogan e la pubblicazione di una nota rettificativa. Il provvedimento poi è stato poi confermato dal Tar.
Ebbene, nonostante Facebook abbia tolto quel messaggio, il consumatore che ancora oggi intende registrarsi al social network continua a non essere informato dalla società, con chiarezza e immediatezza, quanto alla raccolta e all’utilizzo dei propri dati con finalità remunerative. A oggi, infatti, per leggere le finalità commerciali occorre andare sulle pagine delle “Condizioni d’Uso” e della “Normativa sui dati”. Risulta, inoltre, che Facebook non abbia pubblicato la dichiarazione di rettifica.
Così, dopo essersi riunita il 21 gennaio scorso, l’Autorità ha aperto un nuovo procedimento contro il social-di Menlo Park. Questa volta, in caso di condanna, per Facebook potrebbe arrivare una sanzione da 5 milioni di euro.