Dunque, ci chiedevamo se è davvero possibile che le informazioni e i dati presenti sui nostri social possano influenzare le scelte della nostra vita, nello specifico quelle politiche? Una comunicazione appositamente studiata può davvero influire su chi voteremo? La risposta più ovvia e impulsiva è “assolutamente no, io ho le mie idee, non voterei mai quel candidato e nessuno potrebbe convincermi a farlo”. Ne siamo proprio sicuri?
Cambridge Analytica è solo una delle molte società che raccolgono le tracce che quotidianamente lasciamo sui social network per creare una comunicazione “su misura” per ognuno di noi. In una presentazione nel 2017 Alexander Nix, (ex) CEO di Cambridge Analytica ha spiegato nel dettaglio il funzionamento del modello utilizzato dalla società per la profilazione dei cittadini statunitensi. Raccogliendo dati da provider, social network e sondaggi, la società ha dato vita al metodo OCEAN 5, un modello che profila gli individui su base “psicometrica”.
Ciò significa che la personalità dei soggetti viene individuata e definita tenendo conto di 5 caratteristiche:
Openness: apertura a nuove esperienze; Conscientiousness: attaccamento alle abitudini, alla pianificazione e all’ordine; Extraversion: predisposizione ai rapporti sociali; Agreeableness: interesse verso le altre persone e la società, propensione all’ottimismo; Neuroticism: tendenza a provare sensazioni negative. OCEAN, appunto.
Tutto ciò cosa significa? Che i criteri del marketing tradizionale vengono completamente surclassati da altri del tutto innovativi. L’età, il sesso, l’etnia, la professione assumono di conseguenza solo un piccolo ruolo nella creazione dei target su cui basare le campagne.
Un esempio: immaginate due uomini, coetanei, che vivono nella stessa città, lavorano nella stessa azienda con un reddito molto simile e livello di studi identico… ma hanno caratteri diversi; uno è aperto alle novità, ama le nuove esperienze e non si trova a suo agio con le abitudini; l’altro è più serio, conservatore e attaccato alle tradizioni. Per il marketing tradizionale sono soggetti identici, i profili psicometrici, invece, saranno completamente diversi. Di conseguenza, uno stesso messaggio dovrà essere trasmesso in modi differenti.
L’aspetto più sorprendente di questo metodo è che, analizzando i Big Data (unione di informazioni di natura demografica, geografica, psicografica e relativa alla personalità) Cambridge Analytica è stata in grado di creare dei modelli apparentemente “infallibili”. Alexander Nix sosteneva, infatti, che, servendosi di tali strumenti, non sarebbe stato più necessario fare dei test per avere la certezza che una campagna di comunicazione potesse andare bene. I risultati, in sostanza, potevano essere solo positivi.
Secondo questa logica, anche se non si può affermare che Trump abbia vinto le elezioni grazie al supporto di Cambridge Analytica, rispondere alla domanda iniziale si rivela molto meno immediato. Il lavoro che la società britannica ha svolto ci mette, tuttavia, di fronte a una domanda ancora più inquietante: è possibile che un like possa valere più di un voto?
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