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Cultura

L’arte ai tempi del coronavirus

Non si può uscire di casa ma questo non significa che la mente non possa viaggiare e percorre mille strade, alla ricerca di nuovi luoghi. E perché non dedicarsi alla visita di una mostra. In queste settimane sono stati proposti molteplici link di rinvio ai musei di tutto il mondo, per tour virtuali alla scoperta di opere d’arte uniche e, magari, mai apprezzate prima d’ora. Ieri era il primo giorno di primavera e l’arte ha dedicato a questa stagione quadri di infinita bellezza.

Il primo pensiero corre all’opera per eccellenza, “La Primavera” di Botticelli, conservata alla Galleria Uffizi di Firenze, emblema di eleganza e raffinatezza, arricchita da molteplici figure femminili mitologiche. E “La Primavera” non è la donna al centro del quadro (che è Venere con il drappo rosso) ma la giovane ragazza bionda, che indossa un etereo abito ricoperto di fiori.

Dalla cultura umanistica del Quattrocento si corre veloci all’Ottocento, quanto gli impressionisti decidono di modificare il modo di raffigurare la realtà: Monet, Manet, Renoir e Degasse, per citarne alcuni. Ed ecco che le tele diventano un’esplosione di colori, di luce e di energia. “La Primavera” di Monet raffigura la sua adorata moglie in un incantevole abito rosa, intenta nella lettura all’ombra degli alberi e, per apprezzare questo incanto d’arte, dobbiamo fare un salto a Baltimora, al Walters Art Museum.

Socchiudiamo, poi, gli occhi e immergiamo il nostro viso nel bouquet di “Profumo di primavera” di Manet, un tripudio di fiori di campo primaverili, che inebriano gli occhi e fanno correre la nostra mente ai quei delicati sentori dei primi giorni di aprile. I fiori della mia infanzia sono i lillà, che mi riportano alle mie nonne, sempre intente a ricoprire di attenzioni i loro vasi profumati e, ancora una volta, Manet ce ne regala un mazzo reciso nel “Vaso di Lillà” e per vederlo dobbiamo rimanere ancora negli Stati Uniti, a Kansas City, al Nelson-Atkins Museum of Art.

Anche Van Gogh si è fatto attrarre dalla bellezza della primavera e, nonostante il suo tratto vigoroso, è riuscito a rappresentare la delicatezza del bianco fiore del mandorlo, preludio dell’amoroso frutto, con un’opera conservata ad Amsterdam, nel museo che porta il suo nome.

Concludiamo il nostro viaggio virtuale accennando un piccolo passo nel Novecento, dove Klimt ci fa annegare nei fiori del “Giardino italiano”, profusione di colori e di vitalità.

E allora facciamoci contaminare dall’arte e lasciamo fuori dall’uscio i cattivi pensieri perché la natura è vita ed energia e l’arte è uno dei suoi ambasciatori.

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