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Coronavirus

Il Coronavirus mette in ginocchio anche la Rete

Se fino a qualche anno fa nei periodi di riposo forzato si giocava a carte, si imbiancavano le pareti o si curava il giardino… oggi la stragrande maggioranza delle persone recluse forzatamente in casa, da settimane, passa Il proprio tempo navigando su internet.

A causa della diffusione del coronavirus, ormai, il web è diventato il punto di riferimento per quasi tutte le attività. Non solo di svago, ma anche di lavoro e studio. Infatti, tra la fine di febbraio e la metà di marzo, internet ha registrano un record di accessi.

Ma le nostre reti sono in grado di garantire banda sufficiente per tutti? Nonostante l’ipotesi di blackout sia (almeno per ora) da scartare, occorrerà sicuramente potenziare le infrastrutture per assicurare alla collettività l’accesso alla Rete, possibilmente rapido, stabile e sicuro.

LAVORO ONLINE

Con l’avvento della pandemia, diverse aziende sono ricorse, per i propri dipendenti, al cosiddetto smart working, cioè la prestazione professionale effettuata da casa. Se in Paesi come gli Stati Uniti il lavoro da casa è un metodo consolidato, almeno nei centri più sviluppati, da noi era ancora in via di sperimentazione. Ciò nonostante le aziende che sono ricorse a questa modalità si stanno trovando bene.

Secondo uno studio di di BVA-Doxa, il 73% delle imprese intervistate si sono dichiarate soddisfatte della scelta, tanto che in molte promettono che continueranno ad applicarlo anche quando sarà rientrata l’emergenza. Soprattutto le multinazionali straniere che operano in Italia ci stanno credendo, mentre le piccole aziende italiane restano le più diffidenti. Infatti, solo il 59% di esse ha optato per lo smart working completo, contro il 90% delle multinazionali.

Escludendo i settori dichiarati dal governo come essenziali, per le altre attività lo smart working rimane l’unica forma di lavoro possibile. Non esiste una ricerca sui lavorati costretti a questa forma di attività da casa… ma pensiamo proprio che non siano “entusiasti” come le multinazionali.

STUDIO E TEMPO LIBERO

Sul fronte dell’istruzione, diverse scuole e Università erogano le lezioni in diretta streaming. Sono state soprattutto le scuole superiori ad aver registrato più ore di didattica online, mentre le scuole medie ed elementari ancora zoppicano.

Non tutto però si può fare online. Per la maggior parte dei corsi le interrogazioni e le verifiche andrebbero svolte in classe. Diversa la situazione nelle Università, dove gli esami sono sospesi ma, nelle ultime settimane, diverse tesi di laurea sono state discusse in collegamento video. Così, su Facebook e su Instagram appaiono neolaureati con tanto di corona di alloro in testa, ma non circondati dagli edifici della propria facoltà, né dagli amici, bensì nel proprio salotto o sul terrazzo.

Quanto alle attività fisiche, nell’impossibilità di recarsi in palestra o anche solo si uscire a correre, sono aumentati gli accessi a piattaforme video che offrono tutorial con esercizi ginnici o di stretching.

Stesso discorso per i giochi o l’entertainment. L’aumento di accessi alle piattaforme che li offrono è dichiarato anche dai numeri. Tim ha registrato un aumento dei volumi sulla rete fissa del 90% e del 30% su quella mobile, dall’inizio della crisi a oggi. Leggermente più contenuto quello su rete fissa da Vodafone (55%) e mobile (30%). WindTre invece ha registrato, rispetto alla situazione pre-crisi, un aumento del traffico sul mobile di circa il 35%, sul fisso di oltre il 40%.

I PRIMI RALLENTAMENTI

Ormai non è più un’impressione: internet sta effettivamente perdendo velocità. Un test realizzato da Ookla, tra i principali collaudatori di servizi web, ha svelato che, dal periodo di inizio quarantena, le linee del nostro Paese hanno subito un indebolimento del 10% rispetto alla settimana precedente. Si tratta di una diminuzione significativa, maggiore di quella registrata nel periodo natalizio.

Malgrado la situazione sia difficile non c’è ancora da preoccuparsi sulla tenuta delle nostre infrastrutture. Gli operatori telefonici stanno continuando a fornire i servizi online e, ad oggi, nessun impianto ha registrato danni.

LE CONTROMISURE   

Com’è facile immaginare, però, il problema del sovraccarico della banda richiede soluzioni. La prima è arrivata dalla Commissione europea, che ha imposto alle piattaforme di contenuti video (come Netflix e YouTube) di limitare la qualità dei video messi in rete.

Quanto alla politica di casa nostra, gli obiettivi del governo rimangono poco chiari. Con il Decreto Cura Italia vengono stanziate risorse per il potenziamento e la costruzione di “cantieri destinati alle infrastrutture”, ma sono arrivate specifiche indicazioni al miglioramento delle reti; al massimo un laconico “invito” della ministra per l’Innovazione, Paola Pisano, a usare Internet “con parsimonia”.

Così, oltre alla salute pubblica e all’economica, il coronavirus sta causando problemi anche a chi deve usare la rete. Per questo, domani, la collega Rachele Zinzocchi ci fornirà una serie di accorgimenti utili e di strumenti tecnici per “risparmiare banda”.

Written By

è consulente di marketing strategico, keynote speaker e docente di branding e marketing digitale all’International Academy of Tourism and Hospitality. È stato inviato di «Vanity Fair» negli Stati Uniti per seguire Donald Trump, a Kiev per la campagna elettorale di Zelensky, collabora con diversi media ed è autore di 10 libri. Nel 2016, per promuovere la versione inglese de Il Predestinato ha inventato la sua finta candidatura alle primarie repubblicane sotto le mentite spoglie del protagonista del romanzo, il giovane Congressman Alex Anderson. Una case history di cui si sono occupati i principali network di tutto il mondo.

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