Aprire una startup? Difficile, ma non certo impossibile. Vero, abbiamo uno Stato elefantiaco la cui burocrazia è oggettivamente un freno, siamo tra le nazioni con la pressione fiscale più alta al mondo, abbiamo un sistema infrastrutturale vetusto, una politica incapace di fare le riforme che attendiamo da decenni, siamo malati cronici di patologie letali per mente e spirito quali provincialismo, qualunquismo, individualismo, immobilismo, pressapochismo, tafazzismo, clientelismo, bigottismo, trasformismo e chi più ne ha più ne metta. Ma vivaddìo, siamo l’Italia, un Paese che dovunque lo nomini susciti sospiri che sono la congiunzione tra «prima o poi ci verrò» e «prima o poi ci tornerò».
Dico questo perché quasi tutte le volte che affronto l’argomento in pubblico, specie davanti a platee composte da giovani, mi tocca rimettere insieme i cocci lasciati da chi è passato prima di me, che anziché trasmettere ai ragazzi un messaggio con un minimo di speranza nel futuro, nove volte su dieci ne stronca in partenza i sogni con frasi del tipo «se non avete almento 500mila euro, anche se avete una buona idea lasciate perdere.»
Alzi la mano chi conosce o ha mai conosciuto una ragazza o un ragazzo delle superiori che ha 500mila euro! Ma io mi domando: come si fa a dire una simile sciocchezza a giovani che probabilmente si fanno un mazzo così ed eccellono negli studi pur venendo da famiglie semplici, fatte da genitori che magari non si concedono da anni una vacanza pur di consentire ai propri figli di credere nei loro sogni?
Più accumulo esperienza e più mi convinco che, pur tenendo presenti le tasse, la burocrazia e tutta la miriade di problemi che dovremo affrontare, il messaggio che dobbiamo trasmettere alle nuove generazioni non possa che essere quello della fiducia e, perché no, anche dell’incoscienza tipica di quell’età.
Meglio buttarsi nella costruzione di una startup, che buttarci via distruggendo l’esistenza nostra e di chi ci sta intorno lasciandoci affabulare da droghe e porcherie simili.
Quando so che terrò un intervento durante il quale toccherò l’argomento, come prima slide utlizzo una mia foto di quando avevo 17 anni: capelli lunghi, bandana legata attorno al polso, seduto sul prato di casa mentre accarezzavo la mia cagnolina. Al netto delle mode, ero esattamente come loro: un ragazzo con la testa piena di sogni, alcuni punti fermi e una marea di incertezze e fragilità. Compresa quella derivante dall’essere “diverso” da molti dei miei amici, che si sentivano fighi soltanto facendosi le canne salvo poi annoiarsi dovunque andassero. Io mi sono sempre divertito, anche con niente: l’importante era la compagnia. Ero entusiasta, volevo vivere esperienze, leggere, scrivere, conoscere, pormi obiettivi da realizzare. Ero esattamente quello che sono oggi, con la differenza che adesso ho esperienza e consapevolezza da vendere, che sono una vera potenza, se coniugate con la costante voglia di migliorarsi imparando.
Il succo di tutto questo discorso, è che la primissima startup in cui dovrete investire, beh, sarete proprio voi stessi. Cominciando da subito, senza perdere tempo. Avete una passione minimamente strutturata? Buttatevici a capofitto. Vi piace leggere? Divorate libri e giornali dalla mattina alla sera fregandovene di chi vi sfotterà perché pensate solo a leggere. Avete la passione per la scrittura? Scrivete, scrivete e scrivete ancora, dovunque vi troviate: sotto un albero, in riva al lago, in un bar… scrivete e conservate gelosamente tutto. Eccellete in uno sport? Allenatevi allo sfinimento. Siete appassionati d’informatica? Smanettate all’inverosimile. Avete una voce spettacolare? Allenatela e imparate a suonare uno strumento e a scrivere testi. Insomma, fate quello che vi pare, ma vi prego, non buttate il vostro tempo nell’effimero, perché vi ritroverete con un pugno di mosche in mano.
Entrate davvero nell’ordine di idee che, da oggi in poi, sarete i manager della più innovativa delle startup: la IO SPA. Ponetevi degli obiettivi e cominciate a darvi da fare per raggiungerli. Poi, una volta che ce l’avrete fatta, datevene un altro, e un altro ancora. Aspettatevi le difficoltà, ma pensateci quando vi si presenteranno davanti. C’è gente che rimane immobile e non conclude nulla per paura di sbagliare. Errore! La perfezione è nemica del bene. Cominciate a fare con ciò che avete, partite, e andando avanti migliorerete. Il primo passo è il più importante, ricordatevelo sempre. Imparate ad avere sempre a portata di mano ciò che vi da la carica: un film (vi consiglio Rocky), della musica (provate con i Guns’n’Roses) o dei libri (magari Open, di Andrè Agassi).
Con questo concludo il primo di una serie di post non su “come fare una stratup”, ma piuttosto su come intraprendere un percorso, anche se ancora non conoscete la destinazione finale.